Focus: Il Phantom di Sy Barry - Prima parte


Il Fantasma moderno
di Alberto Gallo 

La proposta arriva in un giorno di lavoro come tanti altri: “Wilson McCoy è in ospedale, vuoi disegnare Phantom?”. Apprezzando l’eroe mascherato fin dai tempi di Ray Moore, Sy Barry non può rifiutare l’offerta, anche se si tratta solo di un impegno momentaneo per dare a McCoy il tempo di riprendersi. Mentre le tavole domenicali passano a Bill Lignante, per lui si aprono le porte delle storie giornaliere. Pare sia stato Lee Falk in persona ad approvare il nome di Barry: del resto, la sua esperienza come disegnatore di strisce garantisce affidabilità. 


Nato a New York il 12 marzo 1928 in una famiglia molto povera, Seymour “Sy” Barry viene dato in affido e trascorre i primi dieci anni della sua vita lontano da casa senza sapere il perché. Sono gli anni della Depressione, un periodo difficile in cui il padre imbianchino fatica a sfamare gli otto figli. Il giovanissimo Sy si appassiona al disegno e ai fumetti d’avventura pubblicati sui quotidiani: oltre a Phantom, legge Flash Gordon e Secret Agent X-9 di Alex Raymond, Terry and the Pirates di Milton Caniff e Smiling Jack di Zack Mosley, ma è attratto soprattutto dallo stile realistico degli illustratori che disegnano per le riviste. Non a caso, tra i fumetti, il suo titolo preferito è Prince Valiant di Hal Foster, un artista molto più vicino all’illustrazione che all’arte sequenziale. Quando torna a vivere a Coney Island con la famiglia, scopre che il fratello Dan, più grande di cinque anni, ama i fumetti e ha lasciato il liceo per iniziare a guadagnare qualcosa disegnandoli. La passione in comune per il disegno lo fa sentire molto vicino a Dan, ma le differenze caratteriali renderanno il loro rapporto segnato da forti contrasti. In ogni caso, anche Sy mostra uno spiccato talento per il disegno, tanto che un suo insegnante lo nota e lo incoraggia a candidarsi alla School of Art della città. Nel 1943 è uno dei cento ragazzi a superare le selezioni della scuola, dove fa amicizia con i giovani Joe Giella, Al Scaduto e Emilio Squeglio, anche loro destinati a una carriera da professionisti nei comics. Dopo il diploma, mentre frequenta la Art Students League di New York, comincia a disegnare fumetti come assistente del fratello Dan, con cui lavora sulle strisce di Tarzan tra il 1947 e il 1948, occupandosi soprattutto di layout, inchiostrazione e sfondi. La fine degli anni Quaranta rappresenta l’inizio della carriera da freelancer: durante questo periodo collabora con diverse case editrici come Gleason, Timely (la futura Marvel) e National (la futura DC), dove disegna su Famous Funnies, Jonny Peril, Rex, Phantom Stranger, Action Comics, Detective Comics e molti altri titoli. Per il giovane artista è un momento molto stimolante: il ruolo di inchiostratore lo porta a lavorare con disegnatori del calibro di Alex Toth, Carmine Infantino e Frank Giacoia, oltre ad André LeBlanc e George Olesen, nomi che (al pari dell’ex compagno di studi Giella) avranno un ruolo importante nel suo futuro. L’impegno con la National non impedisce a Sy di correre spesso ad aiutare Dan (sotto pressione con le consegne), mettendosi a sua volta in difficoltà nel completare il proprio lavoro e rinunciando a incarichi più remunerativi. Nonostante la grande stima per il fratello maggiore, la scarsa riconoscenza di Dan nei suoi confronti resterà sempre un cruccio per Sy. Verso la fine degli anni Cinquanta lascia la National per tornare in pianta stabile al fianco del fratello sulle strisce di Flash Gordon, procurandosi un contatto decisivo con il King Features Syndicate, che decide di dargli una chance quando McCoy si ammala. La proposta di disegnare Phantom arriva proprio durante il periodo su Flash Gordon: è il 1961 e Barry, ormai insoddisfatto della collaborazione con Dan, vuole svincolarsi dal fratello per tornare a lavorare in proprio. Quando McCoy è costretto a fermarsi, Sy ha appena proposto al Syndicate una nuova striscia sulla guerra civile realizzata con Frank Giacoia, un’idea molto apprezzata in redazione. Conoscendolo per il lavoro svolto su Flash Gordon e per la volontà di iniziare una nuova esperienza, la sua scelta come sostituto di Wilson diventa quasi automatica. 


Nonostante una discreta esperienza alle spalle, l’avventura di Barry su Phantom parte con il piede sbagliato. “Sy, sono bellissime ma non possiamo pubblicarle” lo avvisa l’editor, guardando le strisce della prima settimana. Lo stile è molto realistico, simile a quello usato su Flash Gordon, troppo diverso dai disegni di McCoy. “Queste te le paghiamo, ma dovrai rifarle”. Disegnare ispirandosi a McCoy, per Barry, non è per niente facile. I loro stili sono talmente lontani che, tornato al tavolo da disegno, ha l’impressione di dover dimenticare tutte le tecniche e i trucchi imparati nel corso degli anni per ricominciare da zero. Di fatto, deve disegnare con lo stile di un’altra persona, qualcosa mai fatto nemmeno su Flash Gordon, dove la mano di Dan era palesemente più affine alla sua. Più che disegnare come McCoy, alla fine, troverà un punto di equilibrio tra il suo stile e quello del suo predecessore. Il 20 luglio 1961 è ancora al lavoro sulla sua prima storia di Phantom, quando viene raggiunto da una notizia inaspettata: Wilson McCoy è morto d’infarto mentre era ricoverato per l’infezione contratta in Congo. Soddisfatti del lavoro di Barry, al Syndicate non hanno bisogno di cercare un erede per Wilson: con il benestare di Falk, l’incarico temporaneo si trasforma in un lavoro a tempo indeterminato. 


Quando Sy viene ufficialmente nominato nuovo disegnatore titolare delle strisce quotidiane di Phantom, sui giornali non è ancora apparsa nemmeno una sua striscia. La prima avventura disegnata da Barry, “The Slave Market of Mucar”, debutta il 21 agosto 1961 e si conclude il 10 febbraio 1962, segnando l’inizio di una nuova era. Sebbene lo stile sia una mediazione tra il passato e il futuro, probabilmente i lettori più attenti riescono già ad avvertire l’aria di cambiamento che sta per soffiare sulla striscia. Non dovendo più fare da riserva, infatti, dopo due mesi Barry inizia a disegnare con il suo stile e dalla storia successiva (“The Epidemic”, 12 febbraio - 16 giugno 1962) è libero di sviluppare una versione personale di Phantom. Lo fa gradualmente per non sconvolgere i lettori, da tempo abituati al segno di McCoy, ma l’intenzione di puntare dritto verso il realismo è chiara. Quando il Syndicate gli affida anche le tavole domenicali al posto del poco convincente Lignante (“Treasure of the Skull Cave”, 10 maggio - 28 ottobre 1962), Sy ha la conferma che il suo approccio innovativo è apprezzato tanto dall’editore quanto dal pubblico. Così, nel giro di poche storie, completa lo sviluppo del nuovo stile, imponendo rapidamente una nuova visione della striscia. 


La precisione e la cura del particolare di Barry rappresentano l’antitesi dell’impressionismo di Moore e dello stile pop di McCoy: con il suo arrivo si apre una stagione completamente nuova, dove suggestioni e ingenuità vanno definitivamente in archivio per fare spazio al realismo e alla tecnica pura. Il suo stile è forse meno artistico di quello dei suoi due predecessori ma più concreto e moderno, al passo coi tempi, per certi versi in grado di anticipare alcune tendenze degli anni Sessanta. Il maggior peso del fattore tecnico non deve far pensare a un lavoro freddo e scolastico: la mano di Barry regala atmosfera alle vignette grazie a un abile uso del chiaroscuro capace di dare profondità alle immagini e renderle vive, calando Phantom in un mondo reale diametralmente opposto a quello idealizzato di McCoy. L’eroe mascherato cambia, il suo fisico diventa potente e muscoloso, la testa si trasforma in una sfera con la base del viso massiccia sormontata da zigomi alti e sporgenti, mentre la mascherina nera scende fin sugli zigomi e lo spazio bianco degli occhi si fa più grande. Barry, in sostanza, definisce i canoni del Phantom moderno, quello definitivo, creando un prototipo a cui quasi tutti i disegnatori (compresi quelli stranieri) si rifaranno nei decenni successivi. 


Con il consueto spirito di adattamento, Falk si adegua ancora una volta alle caratteristiche del disegnatore in carica, rendendo la striscia sempre più vicina alla realtà e ai cambiamenti sociali in atto. Phantom collabora con le Nazioni Unite, mentre Diana lavora per il Palazzo di Vetro prima come infermiera e poi come direttrice della sezione afro-asiatica per i diritti umani. Insieme, inoltre, i due sostengono la candidatura del futuro primo presidente del neonato stato del Bangalla, Lamanda Luaga, un medico nato nella tribù dei Llongo distintosi per aver debellato un’epidemia e sventato un colpo di stato. L’evento più importante riguarda però la vita privata del protagonista: dopo anni di promesse, infatti, l’eroe e la compagna consacrano finalmente il loro amore in uno storico matrimonio a cui intervengono come invitati anche Mandrake e il fedele Lothar. Dall’unione di Phantom e Diana nasceranno i gemelli Kit e Heloise, assicurando alla generazione successiva una nuova Ombra che cammina. Come sospettano i lettori più attenti, non tutto ciò che appare nelle strisce è opera di Barry: dietro la sua firma, infatti, si nascondono molte altre mani.

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