Focus: Masamune Shirow 5 - Orion

Segue da

Sciabolata magica
di Alberto Gallo

Durante la lavorazione di Appleseed, quando era ancora un esordiente di belle speranze, Masamune Shirow era stato influenzato da Akira. Immerso in atmosfere tipicamente cyberpunk, il capolavoro di Katsuhiro Otomo iniziato nel 1980 non poteva lasciare indifferente il giovane Masamune, che proprio su quel genere stava facendo convergere il suo primo lavoro professionale. Se qualcuno si fosse avvicinato al tavolo da disegno per sussurrargli che, qualche anno dopo, un suo manga avrebbe segnato il Giappone tanto quanto stava facendo Akira in quegli anni, probabilmente Shirow non ci avrebbe creduto. Eppure è proprio questo l’effetto prodotto da Ghost in the Shell nell’immaginario nipponico, tanto che non sarebbe affatto una forzatura considerarlo l’ideale erede della monumentale opera di Otomo. Forse Shirow non può immaginare di replicare il successo di Akira nemmeno nelle lunghe giornate di lavoro in cui, alle tavole di Ghost in the Shell, alterna quelle di un altro manga. Un progetto meno impegnativo ma altrettanto affascinante, qualcosa che gli permette di staccare e non annoiarsi con un unico titolo esattamente com’era successo con l’alternanza tra Appleseed e Dominion. Il nuovo manga, Orion, viene rilasciato dalla Seishinsha tra l’agosto 1990 e l’agosto 1991 sui primi 6 numeri della rivista Comic Gaia, spiazzando i lettori che si aspettavano un classico fumetto “alla Shirow”. Per la prima volta, infatti, non si tratta di un manga di fantascienza.

In un tempo lontano, quando l’uomo non è ancora comparso, la Terra è popolata dai dinosauri. Lo sterminato impero galattico, che ha il suo centro nella nebulosa di Orione, ha raggiunto l'apice del suo splendore ma l’enorme quantità di karma negativo accumulato lo condanna a un inevitabile declino. I sacerdoti dei rituali Tendai decidono di attivare un concentratore psichico capace di assorbire il karma negativo chiamato Generatore Naga, ma Fuzen, il capo del Clan Fuze specializzato in rituali Tendai, sa perfettamente che l’attivazione del generatore potrebbe distruggere l’intero universo e ruba una Dharma equazione, una formula magica capace di evocare poteri mistici al fine di contrastare il processo. Per fermarlo, il dottor Hebime, creatore del Generatore Naga, incarica le truppe imperiali di eliminare Fuzen, ma quando i soldati arrivano al tempio è troppo tardi: prima di morire, il sacerdote imprime il Dharma sul corpo della bellissima figlia Seska, una maga che fa il primo navigatore di astronavi da guerra. La ragazza si trova così di fronte a un bivio: decidere se rimanere se stessa o usare i poteri da dea guadagnati grazie al Dharma per distruggere l’impero. Con la consapevolezza che questa seconda scelta la porterebbe a scontrarsi con Susano Orbatos, il terribile dio della distruzione evocato da suo padre stesso.

Forze paranormali, evocazioni demoniache e rituali magici: per stessa ammissione di Shirow, Orion è una sorta di commedia basata sulla mitologia giapponese condita con i Miti di Cthulhu di H. P. Lovecraft. L’artista di Kobe abbandona per una volta gli abituali territori cyberpunk per sconfinare in un originalissimo mix di fantasy e fantascienza, a metà strada tra Black Magic e Dominion. Il ritmo è frenetico, i personaggi sono folli, le atmosfere scanzonate, ma Orion non è un titolo per tutti: nonostante sia pensato come un manga di puro intrattenimento, la lettura si presenta tutt’altro che semplice. Il lettore è infatti chiamato a districarsi tra discorsi su yineroni e yangeroni, livelli psichici, Dharma equazioni e Naga Dragoni, concetti che sostituiscono le consuete riflessioni su etica e filosofia e forniscono spessore a un manga espressamente leggero, confermando la capacità di Shirow di non apparire mai scontato. L’operazione presta inevitabilmente il fianco ai detrattori del maestro giapponese perché, pur essendo breve, Orion è sicuramente la sua opera più contorta, quella più intricata, la più articolata. E forse è proprio per questo che, nonostante sia molto amata dagli estimatori dell’autore, non raggiungerà mai la popolarità degli altri suoi lavori. Seppure si trovi ad affrontare un genere inconsueto, Shirow si muove con disinvoltura anche sul fronte grafico, affrescando un immaginario fatto di senari evocativi e personaggi d’impatto in cui riesce a trasferire le vivaci impronte caratteriali. La tendenza a creare affascinanti figure femminili è sempre stata una sua prerogativa, ma è a partire dal terzo libro di Appleseed che mostra di dedicare particolare attenzione alle fanciulle ritratte nelle sue opere. Le frequenti nudità di Seska mostrate in Orion vanno così a sommarsi al fan service visto in Ghost in the Shell, lasciando presagire quale strada intenda percorrere l’autore nei suoi progetti futuri. Del resto è difficile arginare un’anima irrequieta, alimentata da miriadi di stimoli e interessi che si muovono nelle direzioni più svariate, difficile risalire in superficie per respirare una boccata di ossigeno prima di rituffarsi negli abissi della creatività. Shirow lavora senza sosta a più progetti contemporaneamente, senza mai fermarsi e senza mai guardarsi indietro, costantemente alla ricerca di qualcosa di nuovo e di diverso, dimostrandosi il tipico esemplare di autore in costante trasformazione. Non è un caso se, nella sua idea originale, Orion avrebbe dovuto essere un manga interamente a colori.

Dopo la serializzazione su rivista, Orion viene raccolto in volume il 24 dicembre 1991. Mentre in Giappone la spada di Seska affronta sfide dal sapore epico, negli Stati Uniti la Eclipse Comics dà alle stampe il quarto libro di Appleseed senza sapere che si tratta dell’ultima opera di Shirow ad uscire con quel marchio. Già messa a dura prova dall’alluvione che nel 1986 l’aveva privata di gran parte del magazzino arretrati, la casa editrice viene scossa dal divorzio tra Dean Mullaney e la moglie Catherine Yronwode (rispettivamente co-fondatore e editor della compagnia), per poi vedersi travolta dal collasso del sistema distributivo americano del 1988. Agli albori degli anni Novanta, la Eclipse è così costretta a terminare la collaborazione con lo Studio Proteus. Per Shirow si tratta di una grossa perdita, dato che il colosso dei fratelli Mullaney era diventato il terzo editore americano di fumetti, dietro solo a Marvel e DC Comics. Toren Smith deve di nuovo rimboccarsi le maniche, ma questa volta il compito è molto più semplice. Abituato a muoversi nel settore giapponese proponendo lavori di qualità, il suo Studio Proteus è diventato un piatto che fa gola a molti e non è difficile trovare un nuovo editore presso cui accasarsi. L’accordo viene raggiunto con la Dark Horse Comics, una giovane ma ambiziosa casa editrice fondata in Oregon da Mike Richardson che si è distinta soprattutto per una linea di fumetti su licenza di titoli cinematografici come Alien, Star Wars e Terminator. Il primo manga di Shirow rilasciato dal tandem Dark Horse/Studio Proteus è proprio Orion: suddiviso in 6 numeri come nell’edizione originale su rivista, debutta nel settembre 1992 e si conclude nel luglio 1993. Per Ghost in the Shell bisogna ancora aspettare, ma intanto il pubblico americano sa che Masamune Shirow ha una nuova casa a stelle e strisce. Con le firme di Toren Smith e Mike Richardson è iniziato un sodalizio destinato a durare a lungo.


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