Recensione: H.P. Lovecraft - I gatti di Ulthar e altri racconti

Sulle tracce di Lovecraft con Giuseppe Congedo
di Matteo Spadini

H.P. LOVECRAFT - I GATTI DI ULTHAR E ALTRI RACCONTI
Autori: Giuseppe Congedo (testi), Antonio Montano (disegni), Nino Cammarata (copertina)
Formato: 80 pagine, colore, cartonato, 21x30, 16,90 €
Editore: Edizioni NPE

Il solitario di Providence, come si è soliti definirlo, ci ha lasciato un’ampia e variegata produzione che ci angoscia ancora oggi e crea un forte distacco dalla realtà; un mucchio di inquietudini e di orrori innominabili, incubi sepolti e creature di altri mondi. All’universo di H.P. Lovecraft, in particolare al famoso Ciclo di Cthulhu, si sono ispirate decine di opere letterarie e non solo. Non possiamo non citare i brani "The Call of Ktulu" e "The Thing That Should Not Be" dei Metallica, oppure il disturbante Neonomicon di Alan Moore e Jacen Burrows. Numerose anche le trasposizioni a fumetti di alcune delle sue visioni, come I Miti di Cthulhu di Esteban Maroto, impressionante incarnazione della poetica di Lovecraft, e alcune pubblicazioni dell’italiana NPE, editore che sembra nutrire un particolare affetto per lo scrittore di Providence; l’ultimo in ordine temporale, infatti, si intitola I Gatti di Ulthar e altri racconti, ed è firmato da Giuseppe Congedo e Antonio Montano.

I quattro "episodi" contenuti nel volume, nascosti dall’evocativa copertina di Nino Cammarata (già disegnatore di H.P. Lovecraft - La Tomba), sono precedenti all’arrivo dell’iconica creatura tentacolata e ci mostrano, fin dove possibile, alcuni orrori descritti in origine da Lovecraft. Ad aprire le danze è "Il Terribile Vecchio", un misterioso affresco portuale in cui il sapore del mare di Kingsport si mischia ad antiche diavolerie orientali. A seguire, la title track del volume, "I Gatti di Ulthar": con una trama leggermente più fitta della precedente, è una storia in cui arriva lo straniero di turno a spezzare gli equilibri interni che erano già decisamente precari. La presenza del gatto, oltre a richiamare alla perfezione una forte vicinanza dell’autore verso l’animale, ci riporta alla mente uno dei più famosi racconti di Edgar Allan Poe, soprattutto grazie alla citazione contenuta nella prima vignetta. "L’estraneo", forse il più riuscito dei quattro, celebra il lato più triste e oscuro della natura umana. "Il segugio", ultimo tassello dell’incubo, ci ricorda quanto sia stupida l’idea di profanare una tomba e disturbare ciò che riposa.

Giuseppe Congedo, con il supporto di Antonio Montano, mette insieme un’opera appagante sia per la mente che per la vista. La poetica di Lovecraft, legata molto all’immaginazione personale del lettore, prende vita nella forma caratteristica di entrambi gli autori e, allo stesso tempo, è riconoscibile da chiunque abbia un minimo di confidenza con il solitario di Providence. La scelta delle quattro storie si rivela vincente. I temi trattati sono diversi ma c’è un filo conduttore che lega le vicende e rende il tutto omogeneo, cioè l’espressione narrativa di Congedo: chiara, pulita e consapevole del mezzo che si sta utilizzando.

I disegni di Montano (insieme all’uso di pochi colori) sono accattivanti e donano un taglio moderno a delle storie pregne di antichità. Pur trattandosi di un fumetto horror, già al primo impatto si ha la sensazione di avere a che fare con una storia quasi noir per lo stile delle tavole. Detta così potrebbe sembrare un difetto ma in realtà è un punto a favore perché, in questo modo, l’opera non è "relegata" ad un solo filone e gode di maggior respiro, tanto da poter essere appetibile anche a chi mastica poco horror.

A completare il volume, un’interessante appendice curata da Congedo che fa luce su alcuni retroscena riguardanti i quattro racconti.


PASSIONE LOVECRAFT

Misurarsi con Lovecraft non è semplice. Non lo è nella sua lettura, figuriamoci in un adattamento dei suoi racconti per delle storie a fumetti. Giuseppe Congedo l’ha fatto e ci è sembrata una buona occasione per chiedergli qualcosa di più, non solo sul solitario di Providence.

Giuseppe, come (e quando) è nata la tua passione per Lovecraft?
La mia passione per Lovecraft arriva da lontano, esattamente come la mia passione per il genere Horror. Durante l’adolescenza ho iniziato a divorare libri su libri di vari autori del genere e, ovviamente, non potevo saltare il Solitario di Providence. È stato amore a prima lettura. Un amore che si è protratto nel tempo.

L’alchimia fra sceneggiatore e disegnatore

Quando le cose funzionano, tra le due parti, si vede. Il difficile (e il bello) di un lavoro comune è far procedere all’unisono parole e disegni. Il risultato del volume è notevole.
Raccontaci della tua collaborazione con Antonio Montano. Eravate subito sulla stessa lunghezza d’onda o c’è stato bisogno di un po’ di rodaggio?
Con Antonio ci siamo trovati bene da subito. Non c’è stato nessun intoppo durante il percorso. È un artista di grande talento e professionalità. Quando queste due caratteristiche coesistono, il lavoro diventa decisamente più scorrevole.

Colonna sonora

L’immaginario creato da Lovecraft è terrificante quanto affascinante. Prima si parlava di musica; sei stato accompagnato da alcuni brani in particolare durante la scrittura delle storie di Lovecraft? E, più in generale, che ruolo ha per te la musica nella fase creativa?
La musica ha un ruolo fondamentale in qualsiasi fase della mia vita. I brani che ascolto mentre scrivo possono variare notevolmente a seconda della natura del testo o, semplicemente, dell’umore che mi accompagna in quel determinato momento. Quando scrivo storie di genere Horror tendo ad andare sul pesante: Metallica, Tool, Alice in Chains, Nirvana. Ma se la temperatura della storia lo richiede posso anche optare, ad esempio, per della rilassante musica di pianoforte. È lo stesso metodo che ho adottato anche per la scrittura di questo volume.

Presente

Focalizzare le proprie energie su ciò che si è deciso di fare, in un momento di vita che sta logorando il nostro presente. Hai qualche metodo in particolare per isolarti e portare avanti il tuo lavoro?
Il mio lavoro si sposa bene con l’isolamento. A me basta una stanza tutta per me dove poter scrivere in pace. Sono un solitario di natura ma devo ammettere che, a causa della situazione drammatica in cui stiamo vivendo, sento sempre più la necessità di una normalità fatta di contatti e confusione.

Passato

Cosa ti ha portato fino a qui? Di cosa ti sei cibato e a cosa ti sei ispirato (oltre a Lovecraft)?
La cosa che più mi ha consentito di arrivare fino a qui è il mio smodato amore per la lettura e per l’Arte in generale. Sono un assiduo ed onnivoro consumatore di libri, fumetti, film, serie tv, dischi e compagnia bellissima. Sono loro il mio nutrimento. Il piacere quasi fisico di assaporare le storie degli altri. Se dovessi fare qualche nome di autore oltre a Lovecraft direi senza dubbio Stephen King, Clive Barker, Richard Matheson, Joe R. Lansdale. Per quanto riguarda la narrativa non di genere, sicuramente Bret Easton Ellis, David Foster Wallace, Raymond Carver, Pier Vittorio Tondelli e tantissimi altri. 

Futuro 

Hai in mente altri adattamenti o storie ispirate a Lovecraft? E, infine, che altri progetti hai per il tuo futuro? Stai lavorando a qualcos'altro di cui puoi/vuoi parlarci? 
Mi piacerebbe adattare qualche altro racconto di Lovecraft, staremo a vedere. Per il resto continuo a scrivere e proporre soggetti. Conto di continuare la mia collaborazione con la Bugs Comics e di spingere le mie opportunità anche oltre il campo del fumetto.
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