Recensione: Topolino 3405

Finalmente l'odioso (o no?) Gastone!
di Michele Miglionico 

TOPOLINO 3405
Autori: Silvia Ziche, Marco Nucci, Roberto Moscato, Pietro B. Zemelo, Danilo Deninotti (testi), Silvia Ziche, Stefano Zanchi, Libero Ermetti, Lucio Leoni, Alessandro Perina, Federico Franzò, Carlo Limido (disegni), Andrea Freccero (copertina)
Formato: 164 pagine, colore, brossurato, 13,9x18,6, 3 €
Editore: Panini Comics

Già preannunciata come un piccolo graphic novel, esordisce su questo numero del settimanale la prima parte di "Gastone e la solitudine del quadrifoglio", una storia fortemente voluta dal direttore Bertani e affidata alla penna dell'astro nascente Marco Nucci. Nel corso dei decenni, si possono contare sulla punta delle dite le storie incentrate sul comprimario (già avversario) Gastone Paperone, in particolar modo sugli effetti nefasti della sua iconica fortuna. Ostracizzato persino dai parenti nel giorno del suo compleanno, il papero biondo decide di ricominciare a vivere altrove... L'impianto della storia è palesemente maturo: la narrazione in prima persona, non così usuale per il libretto, la suggestiva e malinconica colorazione curata da Stefano Zanchi e la scansione atipica di alcune tavole... tutto ricorda l'approccio poetico della coppia Turconi/Radice o delle più recenti e sofisticate parodie letterarie. Nucci scansa alcuni pilastri della moderna mitologia di Gastone - pur rievocata nei redazionali a corredo - per privilegiare la sua ricerca introspettiva e dedicarsi a caratterizzare un nuovo contesto e un nuovo cast estemporanei, e Zanchi rappresenta il tutto in maniera molto ispirata. Un genere di storia che, in senso positivo, suona ancora "stonato" dopo anni di sperimentazioni. Si attende una degna conclusione.

Nucci continua a monopolizzare il giornale con la conclusione di "Il mistero di Alistair Black", avventura in due parti della serie "Area 51" con protagonisti Qui, Quo e Qua, Newton Pitagorico (al centro di un sistematico rilancio editoriale) e nuovi amici tra cui, per chi ancora non lo sapesse, si staglia una delicata e discreta rappresentazione della disabilità. Il dittico è un atto d'amore per la cultura nerd: se la prima parte era stata incentrata sul retrogaming e la riscoperta della videoludicità da sala giochi, la seconda parte vira bruscamente verso il fumetto stesso, costeggiando la metanarrazione. Il disegnatore Libero Ermetti ha potuto infatti divertirsi e brillare con il genere supereroistico per il fittizio fumetto "Darker Duck" di cui compare qualche oscura tavola e intorno al quale ruota un intrigante mistero. Nucci caratterizza bene tutti i personaggi e se c'è qualcosa in cui pecca in questa o nella prima storia del numero, è l'uso delle gag ricorrenti, che non hanno forza sufficiente per reggere l'uso ripetuto che ne viene fatto.

In "Pippo e il parente pedante" di Moscato e Leoni, un contrattempo porta Topolino e il suo migliore amico a essere ospitati dall'ennesimo lontano parente pippide. Il risultato è meno scontato del previsto perché il bis-cugino ha tratti maniacali, per non dire ossessivo-compulsivi, e il contrasto con Pippo riesce a risaltare la sua natura peculiare, con punte significative (spoiler: come quando Pippo si scaglia in difesa di un orologio in ritardo per non privarlo "della sua individualità").

Siamo nel periodo del Festival della Canzone Italiana e la rivista non manca di offrire una saga dedicata, di cui possiamo qui leggere le prime due puntate con co-protagonisti gli alter ego Disney di Amadeus e Fiorello, conduttori del Festival di Sanromolo. Questo genere di operazioni divide spesso il pubblico di lettori tra chi è divertito e chi è irritato dalla parodia e dall'invasione dei VIP italici. A partire dal materiale di partenza, Pietro B. Zemelo fa quel che può per portare a casa la consegna. Il primo episodio vanta le matite ormai istituzionali di Alessandro Perina.

Prosegue la serie antologica "Topolino - Le origini" che affronta un contesto giovanile in cui Topolino, Pippo e Paperino sono ancora un trio di amici vicini, come agli esordi della Disney, e il protagonista cerca disperatamente di fare colpo su Minni. È l'occasione di vedere i personaggi implicati in dinamiche inedite o ormai sepolte. L'approccio è allergico a pretese filologiche o storiografiche, allergia che si cerca invano di nascondere con la comparsa dello zio Mortimer di Floyd Gottfredson o l'allusione alla coltivazione di noccioline da parte di Pippo. Superato questo scoglio, Danilo Deninotti e Carlo Limido confezionano una buona storia il cui spunto, in effetti, difficilmente avrebbe potuto essere sviluppato in un altro setting.
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