Focus: Sguardi incrociati - Terza parte


Sguardi incrociati
(ovvero Manga e Occhi Grandi)
di Xavier Guilbert (trad. di A. Neri)

L'ULTIMO RICORSO: ESTETICA E CHIRURGIA

In genere è questo il momento in cui i difensori della "fascinazione dei giapponesi per la bellezza occidentale" scelgono per sguainare il pesante argomento di quello che "ogni anno migliaia di giapponesi si sottopongono a chirurgia oculare". Argomento di ultimo ricorso, certo, ma senza dubbio inevitabile, vero? Sì, ma…
Prima di tutto, l’articolo "Facial Aesthetic Preferences Among Asian Women: Are All Oriental Asians the Same?"[1] mostra che «differenze significative sono state identificate tra le caratteristiche fisiche preferite», e che se «i coreani preferiscono una plica sopratarsale più larga parallela al bordo della palpebra, con eliminazione della plica epicantale», al contrario «i giapponesi desiderano delle labbra più fine, con tratti più delicati». Per concludere che «questi risultati mostrano che c’è una differenza tra i valori estetici degli asiatici. I chirurghi plastici dovrebbero essere più sensibili ai differenti ideali di bellezza etnica, piuttosto che considerare che tutti gli asiatici ricercano semplicemente un'"occidentalizzazione"»[2].

Ma anche se le donne giapponesi vogliono sottoporsi ad operazione per "allargarsi gli occhi", bisogna esaminare la realtà dell’operazione che comprende questo termine che, implicitamente, sottintende un "ritorno alla normale", essendo l’occhio allargato un occhio occidentale. La zona periorbitale (intorno agli occhi) degli asiatici può presentare due caratteristiche: l’assenza della plica sopratarsale (cioè la piega che fa la palpebra al di sopra dell’occhio) e la presenza di una plica epicantale (la piega che fa la palpebra all’angolo dell’occhio (vedi l'immagine qui a destra). Ed è chiaramente la plica epicantale che determina questo aspetto di occhio a mandorla[3].
Detto questo, l’operazione di "allargamento degli occhi" è in genere una blefaroplastica[4] che non consiste nella soppressione della plica epicantale, ma piuttosto nella creazione di una plica sopratarsale (piega che circa il 50% degli asiatici non ha). E come si può constatare su queste immagini prima/dopo, il risultato dell’operazione non è un occhio più occidentale, ma un occhio più aperto per uno sguardo più sveglio e più giovane (si possono giudicare anche i risultati su degli occidentali).

Ancora una volta, si vede bene che un misto di etnocentrismo e di conoscenze approssimative porta a conclusioni totalmente errate. Se alcuni asiatici ricorrono spesso alla chirurgia estetica per gli occhi, i primi in classifica sono i coreani e non i giapponesi. E comunque l’operazione in questione non ha come scopo di "allargare" gli occhi come si dice spesso, ma piuttosto di dar loro un aspetto più sveglio e più giovane. E quindi non c’è nessuna aspirazione occidentale, ma della civetteria giapponese.

L’argomento dei capelli biondi che hanno diversi personaggi troverà ugualmente una definitiva confutazione. Questo argomento fa di nuovo una selezione nelle gamme di colori possibili per prendere in considerazione solo quello che compiace l’etnocentrismo - dimenticando quindi spesso le capigliature rosa, verdi o viola che ornano le pagine di questi manga, colori per i quali l’esistenza di un ideale occidentale è meno giustificabile. Dovremmo piuttosto pensare ad un bisogno narrativo per differenziare i personaggi.
Inoltre potremmo ricollegare l’apparizione dei personaggi con i capelli tinti alla moda lanciata da Amuro Namie, grande star della J-Pop della metà degli anni ‘90. In effetti questa signorina aveva una pelle abbronzata e i capelli decolorati, un look che lei definiva la sua "armatura" e che lanciò in seguito la corrente dei ganguro - i "visi neri". Noteremo anche come questa moda "ribelle" si pone in opposizione totale all’ideale di bellezza giapponese tradizionale, pelle bianca e capelli scuri.

Più in generale, l’universo della modo rivela spesso questo genere di lacuna, tra la visione etnocentrica ("vogliono imitare gli occidentali") e una visione giapponese molto più miope ("seguiamo la moda e imitiamo la star X della J-Pop"). Così tutte le marche di cosmetici scelgono star giapponesi per essere il volto delle loro campagne pubblicitarie. E bisogna sottolineare che anche se le star occidentali scatenano dei tumulti quando arrivano nell’arcipelago, la televisione e i giornali si interessano praticamente solo alle stelle locali.
Quindi, considerare la pop-culture giapponese dall’interno e non attraverso il prisma deformante di quel che arriva da noi, è spesso l’occasione di una profonda riconsiderazione della nostra percezione di una sfera culturale occidentale che si estende sul mondo e spazza via tutto sul suo passaggio.

CONCLUSIONE

Ricapitoliamo.
Influenzato da Walt Disney, Tezuka Osamu ha sviluppato un sistema di rappresentazione che usa degli occhi grandi. Questo sistema si basa sul meccanismo universale della neotenia per rafforzare l’attrazione dei suoi personaggi. Lo stile degli occhi grandi è spesso incontrato nei manga, da une parte a causa dell’importanza e dell’impatto di Tezuka nella produzione giapponese, dall’altra perché la produzione alternativa è meno visibile poiché meno adattata a cartoni animati e meno tradotta.
Al contrario, il fatto che i lettori occidentali vedano in questi personaggi dagli occhi grandi dei personaggi che assomigliano a loro è una conseguenza dell’etnocentrismo, di nuovo, un meccanismo universale. A questo si aggiungono delle differenze nel modo di affrontare le immagini, che portano i lettori occidentali a prestare maggiore attenzione a questi personaggi non caratterizzati e che quindi, implicitamente, appartengono alla loro idea di standard etnico, mentre i lettori giapponesi integreranno anche lo scenario (spesso visto come giapponese) e il contesto nell’approccio alla stessa scena, ma anche considerando questi personaggi non caratterizzati come appartenenti alla loro idea di standard etnico.
Infine, le argomentazioni in favore della teoria della chirurgia plastica che dovrebbero rafforzare questa idea di un ideale di bellezza occidentale, sono principalmente basati sull’etnocentrismo e una ignoranza delle realtà etnologiche e chirurgiche. Le considerazioni sulla moda sono da mettere nella stessa categoria.

Quindi in qualche parola: sì, i giapponesi disegnano dei personaggi con degli occhi grandi; ma no, questi personaggi non sono per forza occidentali, e neanche il risultato di una fascinazione per un ideale di bellezza caucasico. Quest’ultima, erronea, percezione è dovuta ai nostri propri limiti, di noi lettori occidentali, miscuglio dei nostri standard etnici e di un ragionamento etnocentrico sui motivi supposti di queste rappresentazioni.

È chiaro? Molto bene. Adesso resta solo la questione spinosa, quella vera, quella che dovremmo porci e della quale non si parla mai, anche se gli Asterix, i Gaston Lagaffe e gli Achille Talon fanno bella mostra di sé nelle librerie francesi. Perché i nasi grossi?
Dovremmo vederci un complesso di inferiorità che tenterebbe di compensare con questo eccesso qualche altra deficienza anatomica? La volontà di affermare attraverso queste appendici imponenti la supremazia dell’odorato in Francia, teneramente soprannominata "il paese del formaggio"?
Senza dubbio la causa si nasconde in qualche motivo profondamente culturale. Allora al fine di far progredire la ricerca, amico lettore, lettrice amore mio, non esitare a proporre anche tu delle spiegazioni a questo spinoso problema...


NOTE
[1] "Facial Aesthetic Preferences Among Asian Women: Are All Oriental Asians the Same?" di Marek Dobke, Christopher Chung e Kazuaki Takabe in Aesthetic Plastic Surgery, Springer New York, giugno 2006.
[2] Testo originale: «Significant differences in preferred beauty features were identified, especially with regard to the periorbital region. Although a supratarsal crease was found to be desirable in both groups, Koreans preferred a larger fold paralleling the lid margin, with elimination of the epicanthal fold. Japanese women desired thinner lips, with more delicate facial features.
Conclusion: The results demonstrate that there is a difference between oriental Asian aesthetic values. Plastic surgeons should be sensitive to different ethnic concepts of beauty and appreciate a range of values rather than assume that all Asians simply prefer "occidentalization"».
[3] Bisogna notare che, anche se si può sentire spesso che "tutti gli asiatici si assomigliano", la realtà è un’altra. La composizione etnica del Giappone è varia, risultato dei miscugli durante le invasioni e le ondate di immigrazione. Vi rimando di nuovo a questo articolo dell’Encyclopedia of Nations. Ciò significa dunque che esistono in Giappone tutte le combianazioni possibili – con o senza plica epicantale, con o senza plica sopratarsale.
L’affermazione "tutti gli asiatici si assomigliano" è ancora una volta una conseguenza dell’etnocentrismo molto specifico degli occidentiali. In effetti degli studi hanno provato che è più facile riconosce dei visi appartenenti alla propria etnia e che gli occidentali sono particolarmente incapaci nel riconoscimento di visi che appartengono ad altre etnie. Ci riferiamo alla tesi "The effect of facial expression and identity information on the processing of own and other race faces" che menziona in particolare: «The results from Ellis and Deregowski (1981) indicated that during the course of repeated experience with faces of a particular racial group (usually own-race faces), people not only learn to recognise faces of their own racial group more accurately, but people also appear to learn to better recognise individuals from their own racial group despite transformations due to a change in pose. (...) Thus the combined results showed that the differences between the quality of face representations for own and other races are more pronounced in European than in Japanese people, indicating that the effect of the own-race bias is more evident amongst European participants. (...) Past studies have shown that the own-race bias is more evident amongst Caucasian than Asian or African people (Meissner and Brigham 2001), which is consistent with the present results».
[4] Operazione estetica non riservata agli asiatici.
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