Recensione: Topolino 3361

Il ritorno horror di Casty. E non solo
di Michele Miglionico

TOPOLINO 3361
Autori: Silvia Ziche, Casty, Bruno Enna, Giorgio Salati, Gabriele Panini, Alessandro Sisti, Gabriele Mazzoleni, Alessio Coppola (testi), Silvia Ziche, Casty, Alessandro Perina, Enrico Faccini, Vitale Mangiatordi, Maurizio Amendola, Valerio Held, Alessio Coppola (disegni), Andrea Freccero (copertina)
Formato: 164 pagine, colore, brossurato, 13,9x18,6, 3 €
Editore: Panini Comics

Si fa torto al resto dello staff creativo del libretto Disney, eppure non si può fare a meno di considerare un piccolo, discreto evento ogni pubblicazione di una nuova storia di Andrea "Casty" Castellan, soprattutto in veste di autore completo. Casty stesso contribuisce a questo fenomeno, pubblicando via social teaser della nuova produzione nelle settimane precedenti. Stavolta è il turno di "Topolino e la casa dei dipinti che fingono". Come si intuisce dal titolo, l'avventura ha un sapore horror, terreno non nuovo per l'artista. Egli stesso, in una recente intervista in diretta Instagram, ha ammesso che i soggetti delle sue storie sarebbero calzanti per personaggi "da adulti" come gli eroi Bonelli e ogni volta la sfida è tagliarli su misura per il target ad ampio spettro della Walt Disney. Le aspettative non sono disattese: non siamo ai fasti dell'epica delle sue saghe archeologiche e fantascientifiche, ma rimaniamo a livelli molto alti per la media del giornale. Topolino ha la battuta sagace, Pippo e i personaggi estemporanei sono perfettamente caratterizzati e delineati, l'intreccio è ben congegnato. Pecca la risoluzione della vicenda, in parte affidata ad una sorta di deus ex machina piuttosto che al merito del duo di protagonisti. Sul fronte estetico, il buon Casty si concede vignette ampie e splash pages e si distingue per una suggestiva sequenza ambientata in una particolare dimensione... oscura (non vogliamo rovinarvi la lettura). L'inquietudine permea gran parte della storia, nei limiti dei canoni del genere che armonizza tutto con la comicità e l'umorismo. 

È giusto parlare anche degli altri fumetti dell'albo. La direzione degli ultimi anni spinge sulle storie a puntate per fidelizzare gli acquirenti, a costo di confondere i lettori occasionali. 
È il caso del terzo capitolo di "Zio Paperone e la pietra dell'oltreblù" di Bruno Enna e Alessandro Perina, una minisaga in quattro parti ambientata in Italia. È un viaggio nella storia dell'arte e del Rinascimento, una caccia al tesoro che tira in ballo un alter ego paperesco di Raffaello, in cui la villain di turno è - prevedibilmente - la nostra compatriota Amelia. Questa tappa si svolge in una Firenze descritta in maniera folkloristica dal sardo Enna, che si distingue ancora per la tridimensionalità e per l'umanità dei suoi personaggi. Perina è ormai nella scuderia dei pezzi da novanta della testata, anche se ha dato prove migliori in storie da copertina.

"Miao - Cronache Feline - Una visita sgradita" fa parte del filone creato da Giorgio Salati (già notoriamente gattofilo per la collaborazione alla serie animata "44 Gatti" e del graphic novel sul gatto "Brina") con protagonista l'ex gatto di Paperoga, negli anni transitato nelle mani di Paperino. Enrico Faccini è la matita perfetta per raccontare la burrasca della visita di controllo del felino dal veterinario; la sinergia tra i due è tale che si sarebbe potuto pensare che Faccini fosse autore completo della storia. Il suo Malachia sembra partorito dalle chine del suo creatore grafico Al Hubbard.

"Zio Paperone e l'alta finanza - Zio Paperone e il criptodeposito" di Alessandro Sisti e Vitale Mangiatordi fa parte di un'altra serie di stampo didascalico sul mondo dell'economia. Lo sceneggiatore riesce a non essere didattico e imbastisce un classico scontro tra Paperone e Rockerduck incentrato su un concetto nuovo per queste pagine, la versione disneyana dei Bitcoin e delle criptovalute, con un canovaccio che riserva un paio di sorprese.

Segue la breve riempitiva "Pippo & COps - Un nascondiglio praticamente perfetto" scritta da Gabriele Panini e disegnata dal tratto nostalgico del veterano Maurizio Amendola, e si chiude con "Paperino e il ritorno del Bassotto Trasformista" di Gabriele Mazzoleni e Valerio Held. Come implicato dal titolo, la storia rappresenta la seconda apparizione di un ennesimo membro della famiglia dei Bassotti, che con i suoi connotati peculiari e assurdi carica la vicenda di una tale surrealtà da renderla effettivamente comica.
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