Focus: Manga, la faccia dell'altro - Prima parte

Proseguiamo la nostra serie di articoli su Manga e Occidente con un articolo in cui Rachel Thorn si chiede perché i personaggi dei manga sembrano bianchi. E, soprattutto, se questo è vero.

Rachel Thorn, antropologa culturale americana, è una dei più grandi esperti di manga al mondo. Come giornalista, se ne è occupata prima che il mondo occidentale si accorgesse del "fenomeno manga".
Ha tradotto più di 5000 pagine di manga per VIZ Media negli anni '90 e adesso è editor e traduttrice per la Fantagraphics e la sua linea manga.
Inoltre, è professore associato alla Faculty of Manga della Kyoto Seika University. Insegna storia dei manga, dei fumetti non-giapponesi e i loro aspetti socioculturali. Tiene anche conferenze in tutto il mondo.

Manga, la faccia dell'altro
(ovvero "I personaggi dei manga sembrano bianchi?")
di Rachel Thorn (trad. di A. Neri)

Ho presentato i manga al pubblico occidentale molte volte, ma a prescindere dai differenti temi delle mie conferenze, quando apro la discussione alle domande del pubblico, mi viene sempre chiesto "Perché tutti i personaggi sembrano caucasici?". Anche voi vi sarete fatti la stessa domanda.


Rispondo alla domanda con un'altra domanda: "Perché pensi che sembrano caucasici?". La risposta di solito è "A causa degli occhi rotondi" o "a causa dei capelli biondi". Se poi chiedo se il mio interlocutore conosce qualche "caucasico" o altro, che davvero assomigli a questi disegni molto stilizzati, la sua risposta può essere "Beh, sembrano più caucasici che asiatici". Se consideriamo la grande varietà delle caratteristiche sia delle persone europee che dell'Asia orientale, e il fatto che questi disegni non cadono neanche lontanamente all'interno di quei limiti, sembra strano poter dire che certi disegni "assomigliano di più" ad una persona che ad un'altra, ma spero che adesso voi capirete che quello di cui stiamo parlando non ha niente a che vedere con un'obiettiva realtà anatomica, ma piuttosto sul suo significato.

Un concetto chiave in semeiotica è quello della "marcatezza" e della "non marcatezza", elaborato dal linguista Roman Jakobson[1] negli anni '30. Una categoria "non marcata" è una categoria così data per scontata, che è ovvio sia per colui che parla che per colui che ascolta che non ha bisogno di essere marcata. Al contrario, una categoria "marcata", è una categoria che sembra deviare dalla norma e quindi deve essere marcata. Esempi noti in inglese sono le parole "man" ("uomo") e "woman" ("donna"). "Man" ha significato per millenni sia "essere umano" che "essere umano maschio adulto". La parola "woman” viene da una composizione che vuol dire "wife-man" ("moglie-uomo") e denota la relazione tra il significato e la categoria "non marcata", "man". 

Nel caso del fumetto, ovviamente, abbiamo a che fare più con delle rappresentazioni disegnate che con delle parole, ma il concetto di "marcato/non marcato" è altrettanto importante. Nel caso degli Stati Uniti e pure in tutto il mondo che è stato dominato dall'Europa, la categoria non marcata in rappresentazioni disegnate sarebbe la faccia dell'europeo. La faccia europea è, per così dire, la faccia di base. Disegnate un cerchio, aggiungete due punti per gli occhi e una linea per la bocca e ottenete, nella visione europea, una faccia europea (più in particolare, avrete una faccia europea maschile. L'aggiunta delle ciglia ne farà una faccia femminile). I non-europei, comunque, devono essere marcati nelle rappresentazioni disegnate o dipinte, proprio come lo sono nelle conversazioni di tutti i giorni (per esempio "ho questo amico nero che..."). 

I grotteschi stereotipi razziali ed etnici delle decadi passate sono stati in gran parte cancellati dai benpensanti, ma solo per essere rimpiazzati da altri meno offensivi, ma tuttavia significativi. Gli stessi non-europei che vivono in una società dominata dall'Europa assorbono questi standard, e non solo viene loro fatta notare la loro "alterità" in continuazione, ma aderiscono, per necessità, al sistema eurocentrico di valori. Se un americano di origine asiatica vuole creare un libro per bambini con lo scopo di costruire un sentimento di autostima tra i bambini asio-americani e educare gli altri bambini sulle esperienze asio-americane, deve prima essere sicuro che i lettori sappiano che i personaggi rappresentati sono asiatici e quindi, coscientemente o meno, deve far ricorso ai segni stereotipati che sono facilmente riconoscibili, come gli occhi "a mandorla" (una rappresentazione esagerata della plica epicantale che è spesso, ma non sempre, più pronunciata negli asiatici orientali che negli europei o negli africani) o capelli lisci e neri come il carbone (senza tener conto del fatto che gli asiatici orientali possono avere dei capelli che vanno dal quasi nero al marrone rossiccio e sono spesso mossi o addirittura crespi). Ecco che gli americani e chi è cresciuto in una società dominata dall'Europa, senza tener conto delle sue origini, vedranno un cerchio con due punti per gli occhi e una linea per la bocca, liberi da segni razziali, come "bianco".

Il Giappone, comunque, non è e non è mai stato una società dominata dall'Europa. I giapponesi non sono gli Altri all'interno dei loro confini, e quindi le rappresentazioni disegnate (o dipinte o scolpite) di giapponesi, fatta da giapponesi e per giapponesi, per principio, non include segni razziali stereotipati. Un cerchio con due punti per gli occhi e una linea per la bocca è, di base, giapponese.
Non sarebbe una sorpresa, quindi, se i lettori giapponesi non avessero problemi ad accettare come "giapponesi" i personaggi stilizzati nei manga, con le loro piccole mascelle, i nasi inesistenti e gli occhi notoriamente enormi. A meno che questi personaggi siano chiaramente identificati come stranieri, i lettori giapponesi li vedono come giapponesi, e alla maggior parte non verrebbe mai in mente altrimenti, indipendentemente dal fatto che degli osservatori non-giapponesi possano trovare che questi personaggi assomigliano a dei giapponesi o no. 

Quando dei personaggi non-giapponesi appaiono in un manga in cui la maggior parte dei personaggi sono giapponesi, quei personaggi saranno differenziati dagli altri attraverso dei segni razziali in qualche modo stereotipati. Per esempio, un personaggio di origine africana può essere rappresentato con labbra pronunciate, capelli ricci e la pelle con un'ombreggiatura. Un personaggio europeo può avere un naso pronunciato e mascella sporgente. 


NOTE
[1] On Language, di Roman Jakobson (a cura di Linda R. Waugh e Monique Monville-Burston), Harvard University Press, 1995

Continua con
Focus: Manga, la faccia dell'altro - Seconda parte
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