Recensione: Patience

La pazienza è la virtù dei forti?
di Marco Messina

PATIENCE
Autore: Daniel Clowes (testi e disegni)
Formato: 180 pagine, colore, cartonato, 19x25, 25 €
Editore: BAO Publishing

Mai come in questo caso titolo fu più azzeccato. La pazienza è sicuramente uno dei requisiti fondamentali per essere tra i fan di Daniel Clowes, i quali hanno dovuto aspettare la bellezza di 5 anni prima di poter leggere la nuova fatica dell’artista inglese, definita da più parti come “la più attesa graphic novel del 2016”. Ma Patience è anche il nome della co-protagonista della storia, moglie di Jack: lo stato emotivo di quest’ultimo, sempre in bilico tra pazienza e impazienza, è il vero motore della storia. Ma andiamo con ordine. 

Le storie di Clowes sono sempre popolate da personaggi strambi, passivi, cui capitano spesso cose terribili e grottesche. Ma Patience, ambientato su ben tre piani temporali (passato, futuro e passato prossimo), è pervaso da un senso di ineluttabile disperazione che per certi versi rappresentata un unicum nella produzione dell’artista. La storia parte nel 2012 con Patience e Jack, giovane coppia di squattrinati sul punto di avere un bambino. Da lì a poco, la tragedia: Jack torna a casa da lavoro e trova la moglie morta sul pavimento. La polizia lo accusa dell’omicidio e lo fa imprigionare per un anno. Jack, ovviamente, non la prende molto bene: uscito di galera, il suo unico pensiero fisso è Patience. Qualcosa si rompe, e il vuoto lasciato dalla scomparsa della moglie viene colmato dall’ossessione di catturare da solo il vero assassino. Passano gli anni, siamo nel 2029: troviamo di nuovo Jack, ormai invecchiato, ma non per questo rassegnato. Trovato uno stratagemma per poter viaggiare nel tempo, egli tornerà indietro agli anni un cui Patience era ancora un’adolescente: osservando la vita di tutti i giorni della sua futura moglie. Jack è infatti convinto di poterne prevenire l’assassinio.

Allentando il ritmo di una narrazione fino a quel momento abbastanza serrata, fatta di fantascienza e atmosfere hard boiled (che comunque torneranno in seguito), Patience si trasforma in un racconto molto terreno, quasi slice of life, con i tormenti e i problemi della giovane Patience illustrati con magistrale sensibilità. È il fantastico che entra nella vita di tutti i giorni, e quest’armoniosa commistione di generi in apparenza antitetici è probabilmente il vero punto di forza di questo fumetto.

I viaggi nel tempo diventano un mezzo per dare maggior profondità ai personaggi, per offrire una prospettiva diversa, per rivedere lo stesso evento sotto un’altra luce, per scoprire la storia dietro una frase detta di sfuggita. Jack rivive la vita di Patience, quasi reinnamorandosene: la sua ossessione è l’unica cosa che gli permette di andare avanti. Patience è in definitiva un thriller fantascientifico e, contemporaneamente una storia sull’amore o, per meglio dire, su cosa pensiamo che sia l’amore. 

L'autore di Eightball gioca molto sull’ambivalenza di fondo delle emozioni umane, sul non poterle classificare nei termini assoluti di “giusto” e “sbagliato”. La fedeltà può trasformarsi in qualcosa di deviato, nonostante tutta la buona fede di fondo possibile. La spessa pazienza non è sempre una virtù: a volte è una bomba a tempo caricata di frustrazione, pronta ad esploderci tra le mani.

L’amore come gabbia, insomma, ma anche come spinta propulsiva verso un futuro tutto da scrivere.
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