Una buona idea realizzata male
di Matteo Spadini
VLAD 1
Autori: Matteo Strukul (testi), Andrea Mutti (disegni), Vladimir Popov (colori)
Formato: 64 pagine, colore, brossurato, 16x24, 14 €
Formato: Feltrinelli Comics
Feltrinelli Comics propone una serie in tre volumi, firmata da Matteo Strukul e Andrea Mutti, dedicata a Vlad III di Valacchia, personaggio noto ai più con il nome di Dracula.
L’idea è quella di rappresentare alcuni episodi della sua vita tralasciando il lato fantastico a cui siamo abituati. In sostanza, non troverete il Dracula vampiro di cui narrava Stoker ma solamente l’uomo mortale. E di base è certamente una gran bella idea. Peccato che il fumetto non sia un gran bel fumetto.
Ma chi è Vlad III? Forse era questo il punto da cui partire per raccontare la storia di una figura così lontana dal mondo reale, per le ragioni di cui si parlava poco fa, e quindi bisognosa di una notevole attenzione per farla arrivare al lettore nel modo più chiaro possibile. Si è scelto, invece, dopo una brevissima introduzione, di entrare subito nel vivo, in un momento particolarmente significativo e intenso. E qui arrivano i primi problemi di lettura causati da una sceneggiatura davvero troppo schematica e rigida. Narrare per vignette non è come narrare in prosa su pagine bianche (che è quello che fa abitualmente Strukul), e c’è un assoluto bisogno che il contenuto di ogni balloon e didascalia si mischi naturalmente ai disegni.
Per fare un esempio concreto, in una delle prime tavole c’è una vignetta che raffigura una mano che bussa ad una porta (toc toc) e una didascalia: “è il diavolo che bussa alla porta?” Il punto è questo. Lo vediamo che c’è qualcuno che sta bussando alla porta (è disegnato da un grandissimo Andrea Mutti) e non serve ribadirlo a parole. Dalla situazione si poteva intuire che a bussare era certamente una presenza malvagia ma se proprio si voleva riempire una didascalia per enfatizzare il momento si poteva dire: “sarà forse il diavolo?”
Altro argomento che non è certo un dettaglio in un fumetto è il posto in cui si sceglie di inserire una splash page. E qui, le poche presenti sono tutte a pagina dispari tranne una, che è proprio quella che non necessitava di una pari. L’impatto visivo, e soprattutto la sorpresa che può trasmettere una splash page in certi casi è davvero notevole e non sarebbe male ritrovarsela di fronte una volta girata la pagina.
Mettiamoci pure che la storia in sé non ha molto da offrire in termini di trama e quindi il risultato, forse complici anche delle aspettative troppo grandi, è davvero deludente.
Speriamo nei prossimi volumi ma al momento si salvano solo i disegni di Mutti.
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