Recensione: Topolino 3168

Hobby olimpici
di Michele Miglionico

TOPOLINO 3168
Autori: Tito Faraci, Enrico Faccini, Gabriele Panini, Massimo Marconi e Marco Bosco  (testi), Lorenzo Pastrovicchio, Enrico Faccini, Marco Mazzarello,  Davide Baldoni e Silvio Camboni (disegni), Alessandro Perina (copertina)
Formato: 164 pagine, colori, brossurato, 12,5x18, 2,50 €
Editore: Panini Comics

A ridosso di Ferragosto, in piene Olimpiadi, leggiamo uno di quei numeri di Topolino che la tradizione vuole essere un (relativo) best-seller come lettura da fare sotto l'ombrellone.

Il pezzo trainante del libretto è "Topolino e la banda dei cablatori" di Tito Faraci e Lorenzo Pastrovicchio. Come spiegato nei redazionali, si tratta del primo di una serie di remake di storie classiche, in questo caso la sequenza di strisce di Floyd Gottfredson e Merrill De Maris del 1938 nota come "Topolino e la banda dei piombatori". Spesso non è un buon segnale quando un medium - come vediamo spesso accadere sullo schermo, per esempio - arriva nella fase in cui deve affidarsi a rifacimenti e/o seguiti, come se stesse raschiando il fondo del barile per scarsità di nuove idee. Faraci è un solido maestro di sceneggiatura e consegna trenta pagine agili e moderne, che propongono tra le altre cose alcune soluzioni ancora inusuali per il fumetto Disney italiano (vedi la prima, metaforica tavola narrata in prima persona) e la consueta dose di battute argute e strizzate d'occhio; in generale, tutti i dovuti accorgimenti per modernizzarla nei temi e nello stile sono adottati con successo. Un obiettivo di fondo del remake e, forse di tutta l'operazione, è una sorta di crociata che la testata combatte da tempo: sfatare il mito del Topolino "perfettino" e restituirne una caratterizzazione più sfaccettata e umana, piena di pregi e difetti. In questo si sentono echi del progetto mai del tutto decollato "Topolinia 28082". Il problema è che catapultare nel presente il nocciolo del soggetto della storia del secolo scorso dà un retrogusto anacronistico alla vicenda: per quanto lo sceneggiatore tendi di giustificarlo sul piano psicologico, stride leggere di un Topolino in difficoltà economiche, così ingenuo da non gestire un colloquio all'ufficio collocamento o da non capire subito i piani del villain di turno; uno scenario di questo tipo andava bene quando era stato concepito. Se a questo sommiamo il fatto che "La banda dei cablatori" racconta un nuovo primo incontro tra Topolino e Giuseppe Tubi, in barba alla storia dei personaggi, la perplessità filologica aggrava il quadro.

Un altro cavallo di battaglia del numero potrebbe essere rappresentato da "Paperoga e il superfrullato tonificante" di Enrico Faccini come autore unico. La storia umoristica fa sorridere per la sua iconica surrealtà, marchio di stampa del maestro, che però tende a far vivere una sensazione di déjà vu per lo stilema del cartoonist. Intriganti le dinamiche goliardiche tra i cugini del clan dei Paperi e sempre impareggiabile la caratterizzazione di Paperoga, ormai figlio adottivo della famiglia Faccini.

L'inappuntabile Lorenzo Pastrovicchio disegna anche "Trappola per Jay-J", breve storia della serie "DoubleDuck - Agents of the Agency", scritta da Gabriele Panini, in cui evidentemente la redazione crede. Non a caso, perché ha il merito di far leggere qualcosa di diverso, mettendo sotto la luce dei riflettori comprimari ormai consolidati dell'Agenzia per cui lavora uno degli alter ego di Paperino, in un genere di avventura spionistica dal respiro adulto, pur nella sua durata effimera. Il problema? Se non si hanno in mente i punti cardine del franchise dell'agente segreto, è difficile per un lettore occasionale orientarsi nelle poche pagine che lasciano nessuno spazio a introduzioni e spiegazioni.

"Le GM... Argento Vivo" è il terzo episodio di un'altra mini-serie, "Il mistero delle 3 medaglie", legata all'evento olimpico e alle medaglie allegate con la testata. Massimo Marconi tenta di cucire intorno al gadget un'avventura per certi versi classica nella sua ambientazione amazzonica, per altri versi inutilmente contorta per il coinvolgimento di due specie aliene. Tra i personaggi, spiccano Ciccio che sembra fare l'inattesa parte di un involontario villain di turno e Pico de Paperis che indugia fin troppo nella gag dei suoi studi e titoli accademici. Al tavolo da disegno, Marco Mazzarello compie il suo noto, peculiare lavoro in saghe di questo genere.

A completare l'antologia di fumetti, Marco Bosco e Silvio Camboni confezionano un giallo in due tempi, un genere che lo scrittore ha dimostrato negli anni di padroneggiare molto bene. L'idea di fondo è complessa, per un fumetto Disney nella media, e originale, ai limiti del parossistico. Topolino e Pippo rischiano di venir fagocitati dalla struttura della storia, costretti a essere coinvolti nel ruolo di volontari del Corpo Antincendi Boschivi; potrebbe rappresentare un caso di storia troppo plot-oriented, piuttosto che character-oriented. Anche Pippo perde i tratti connotativi della sua caratterizzazione, per fungere da classica spalla del Topolino investigatore-per-caso. Come Faraci fa dire a Mickey Mouse nella storia d'apertura: "È solo una specie di hobby! Però sono bravo!".
Share on Google Plus

About ComicsViews

0 commenti:

Posta un commento