Recensione: X-Statix Collection 1-7

Quando Quesada e Milligan rivoluzionavano i comics
di Gianlorenzo Franzì

X-STATIX COLLECTION 1-7
Autori: Peter Milligan (testi), Mike Allred (disegni)
Formato: 144 (n.1)/168 (n.2)/128 (nn.3 e 6)/176 (n.4)/192 (nn.6 e 7) pagine, colore, brossurato, 17x26, 15 € (nn.1, 2, 4)/12 € (nn.3 e 7)/17 € (nn. 5 e 6)
Editore: Panini Comics

All’alba degli anni Zero, l’universo Marvel viveva una sorta di rinascita creativa, sotto l’egida fortemente innovativa di Joe Quesada, che stava provvedendo a svecchiare il parco testate e contemporaneamente a ridisegnare l’assetto dei serial storici. È in questo frangente che il sottobosco mutante viene razionalizzato: X-Men diventa New X-Men e viene affidata al geniale autore scozzese Grant Morrison (il quale porterà i mutanti in una nuova era di grandezza, seconda solo a quella di Chris Claremont), mentre la serie X-Force, nata dalla mente di Rob Liefeld, veniva affidata ad un altro autore particolarmente lontano dagli stilemi classici del mainstream Marvel, ovvero Peter Milligan

Milligan dapprima stravolse totalmente l’assetto del cast della serie, rinnovandolo in toto; poi, dopo qualche mese, chiuse X-Force e la fece rinascere come X-Statix, sicuramente inconsapevole di stare scrivendo una delle pagine più felici e importanti della Storia del fumetto Marvel (e non solo). X-Statix era tutto quello che un fumetto di supereroi non era mai stato: dissacrante al vetriolo, satirico, sporco (con sesso, morte e violenza a piè sospinto), non solo legato alla realtà "vera", ma addirittura inserito nella politica e nel sostrato culturale dell’America degli anni Novanta. In questo modo, Milligan prendeva in giro lo star system e più in generale tutto il mondo delle (finte) celebrità che rendevano (o rendono) grandi gli Stati Uniti, irridendo contemporaneamente ai tanti clichè dei fumetti, riciclandoli e reinventandoli in maniera assolutamente geniale. 

La Panini ha appena finito di ristampare quelle storie, pubblicate originariamente in Italia sulle pagine dell’antologico X-Men Deluxe, ma senza gli episodi finali. A rileggere oggi il serial di Milligan, non si può che apprezzarlo ancora di più. X-Statix conserva intatta la sua carica dissacrante, riuscendo nel suo gioco senza per questo essere volgare o sopra le righe: semplicemente, è il fumetto che mai si era visto e che probabilmente mai più si rivedrà. Complici le plastiche matite di Mike Allred, che, con i suoi cromatismi, ben serve le folli sceneggiature dell’autore, le storie del gruppo di X-Statix sono perfette, e perfettamente chiuse in loro stesse, con un inizio ed una fine. un recupero doveroso da parte della casa editrice, ed una lettura altrettanto doverosa per ogni vero amante del fumetto tout court.
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