Recensione: Rat-Man 100

Rat-Man entra nel club "fumetti 100"
di Giuseppe Nieddu

RAT-MAN 100
Autori: Leo Ortolani (testi, disegni e copertina)
Formato: 72 pagine, b/n, brossurato, 16x21, 2,50 €
Editore: Panini Comics

Il traguardo dei cento numeri è stato probabilmente il più pesante per Leo Ortolani. Di certo non per la mancanza di idee o perché la passione sia scemata. Ma sicuramente per la sua dichiarazione che lo ha accompagnato in tutti questi anni: “io credo che una serie a fumetti abbia una vita, come tutto e tutti! Che nasca, cresca e alla fine si chiuda! lo chiuderò al numero 100”. Molti fan hanno quindi aspettato la fine chiedendosi in che modo si sarebbe potuta concludere quella che al momento è considerata, a buon diritto, una delle più importanti serie a fumetti italiane di sempre. E la conclusione ha lasciato molti appassionati con la bocca aperta: Rat-Man non chiude con il numero 100.

Alcuni potrebbero essere contenti. Ma altri potrebbero pensare che il buon Leo si sia fatto corrompere dalla macchina commerciale e che il Ratto potrebbe diventare un immortale come molti personaggi a cui siamo abituati. Questo è quello che si potrebbe pensare, ma solo se non si legge l'albo in questione.
Il numero 100 di Rat-Man è una profonda analisi di sé stesso. E per “sé” intendiamo sia Rat-Man che Ortolani. Che in fondo, forse, è la stessa cosa. È l'autoanalisi di un autore che vede sé stesso come si presentava all'inizio della sua carriera e del suo successo, dei progetti che aveva e delle sue aspirazioni. Ci spiega, sempre fedele al suo stile ironico e sarcastico, che forse quel ragazzo non credeva che il suo personaggio avesse tante cose da dire, da raccontare. Forse con gli anni si è reso conto che la persona che si era affezionata di più al Ratto era proprio lui, l'autore.

Ma Rat Man prima o poi finirà questo è sicuro, non si sa se saranno pochi numeri o altri cento, ma a questo punto ci si chiede: quando? Sicuramente quando questo personaggio avrà detto tutto quello che secondo il suo autore avrà da dire e, cosa più importante, senza che si corrano rischi inutili, come quello di lasciare un autore con dei rimpianti ed i fan con l'amaro in bocca per via di una forzatura espressa ingenuamente anni prima. Ogni storia deve finire. Ma a questo punto è facile intuire la risposta:  al momento giusto.
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