Recensione: L'ascesa di Thanos

Flirtando con la Morte
di Matteo Spadini

L'ASCESA DI THANOS
Autori: Jason Aaron (testi), Simone Bianchi (disegni)
Formato: 128 pagine, colore, cartonato, 17x26, 15 €
Editore: Panini Comics

Risalente al 2013, L’Ascesa di Thanos viene riproposto da Panini Comics all’interno della collana “Must-Have”, titolo emblematico che non ha bisogno di tanti chiarimenti. Prima di quella data, la storia del Folle Titano era annacquata; alcune cose si sapevano, molte altre sarebbero state svelate più avanti, non solo per mezzo del fumetto ma anche, soprattutto, grazie ad un romanzo rivelatore scritto da Barry Lyga, Thanos: Titan Consumed (Thanos, Signore della Guerra - Mondadori). In quelle pagine veniva tracciata una linea temporale della vita del più famoso abitante di Titano, con qualche momento di discreto benessere, fino a giungere alla disperazione Eterna che era certamente destinato a patire sin dalla nascita; il colore viola, simbolo di morte e sciagura, era incollato alla sua pelle e al suo triste futuro. “An urge he only feels inside” * 

Ma prima di Barry Lyga e del suo ottimo libro (leggetelo), c’è stata una coppia di autori che, fortunatamente, si è presa il compito di scavare una grande buca nella vita di Thanos spingendosi sempre più giù, fino a giungere al punto più profondo, accanto ad un numero infinito di cadaveri e alla puzza di vita strappata. L’Ascesa di Thanos, scritto da Jason Aaron e disegnato da Simone Bianchi, è una storia che si porta appresso, dalla nascita, un naturale senso di pesantezza e oppressione figlio del suo indiscusso protagonista. Ed è, per certi versi, un vecchio parente della creatura di Barry Lyga; l’intelligenza fuori scala di Thanos e le sue sconfinate capacità in ambito scientifico, i doveri di suo padre, l’instabilità di sua madre (e la sua terribile intuizione), la crescita di corpo e mente che procede di pari passo con l’aumentare della sua follia, alimentata dalla fiamma perenne dell’odio. Ma qui, in particolare, è la Morte che si prende la scena. Jason Aaron innesca il meccanismo autodistruttivo di Thanos sin dal suo primo sguardo con gli occhi materni, passando per i banchi di scuola e per giungere infine al suo ritorno a casa, dopo aver lasciato una scia di sangue e lacrime per tutto il cosmo. “The Lady awaits to open the gates” * 

I disegni di Simone Bianchi sono il manifesto incontestabile della mancanza del cuore nel petto di Thanos; le linee sporche, gli sguardi carichi di agonia, l’ingombrante presenza del Titano anche quando era esile e cercava risposte alle sue giovani domande. L’incarnazione del male potrebbe essere rappresentata dalla splash page in cui un’inquietante figura viola, esteticamente brutta e affamata di morte, si scaglia contro chi lo ha messo al mondo mentre si autodefinisce mostro (consapevole di esserlo, ricorda alla lontana un Jason appena spuntato fuori dal lago). L’incarnazione del male potrebbe essere nei ripetuti attimi d’amore in giro fra i pianeti, e il successivo automatico abbandono di ogni figlio e di tutte le “puttane aliene e sciattone piagnucolanti” (come gli dice la Morte stessa, in uno dei tanti folli dialoghi avvenuto davanti allo specchio della sua esistenza). Oppure, magari, potrebbe essere rappresentata dalla disarmante tavola di quel bacio mortale, culmine drammatico di un’opera crudele e senza pace. “No place to hide” * 

* Flirting With Suicide - Praying Mantis
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