Recensione: La Visione - Visioni del futuro

Il capolavoro di Tom King
di Jose Maniette 

LA VISIONE - VISIONI DEL FUTURO
Autori: Tom King (testi), Gabriel Hernandez Walta (disegni), Jordie Bellaire (colori)
Formato: 280 pagine, colore, cartonato, 18,3x27,7, 27 €
Editore: Panini Comics

Ritorniamo in casa Panini, con una bella storia completa della maxiserie di Tom King che è piaciuta ai più, pur conciliando una reale esigenza artistica. Svelti, buttiamoci!

La Visione non è fatto(/a) di carne e sangue. Non è neanche una semplice creatura meccanica, è piuttosto un sintezoide, cioè un androide dotato di circuiti cibernetici così complessi che sembra essere umano quanto noi, in alcune occasioni.
D'altronde, nel corso della sua carriera, la Visione ha conosciuto l'amore e il matrimonio con Wanda Maximoff, poi è diventato padre di due bambini. Purtroppo le cose sono rapidamente degenerate (sarebbe troppo lunga da spiegare qui) ed eccolo di nuovo sul sentiero del controllo totale delle emozioni, attraverso un'esperienza paradossale: trasferirsi in una tranquilla cittadina della Virginia, per viverci con la sua famiglia. Perché sì, il Vendicatore ormai è in coppia, con due nuovi gemelli come figli. Tutti e quattro sono dei sintezoidi, i due piccoli sono incroci di schemi cerebrali di papà e mamma, ancora in sviluppo come dei veri adolescenti. Un misterioso narratore annuncia fin dall'inizio l'arrivo di personaggi sulla scena e la loro tragica morte tra le fiamme, mentre l'atmosfera pacifica e caricaturale della casetta con giardino e american way of life così rassicurante contrasta totalmente con la profezia enunciata, quella della fine dei Vendicatori e anche del nostro mondo, al termine di questa avventura! La Visione ha salvato il pianeta circa 37 volte, come viene indicato in un episodio, ma potrà salvare la sua famiglia, Virginia, Viv e Vin, quando gli eventi tragici cominceranno a succedersi con un terribile effetto domino? Tutto comincia quando il Sinistro Mietitore fa visita alla moglie sintezoide e la minaccia, e con lei anche i bambini. Si tratta del fratello di Simon Williams, i cui schemi cerebrali sono stati impiegati per costruire la personalità di Visione. Il villain prova un odio viscerale e vuole far sparire queste aberrazioni della natura, ma non è all'altezza, benché sia capace di far notevoli danni, come mettere fuori gioco la piccola Viv, in sala di riparazione intensiva. Illusioni, incertezze, logica e irrazionalità: è su questi concetti che la vita quotidiana è ritmata in casa, con le discussioni degli sposi sintetici e i microeventi di ogni giorno, dalla visita di cortesia tra vicini diffidenti all'adattamento dei "bambini" in un ambiente scolastico inadatto.

Una cosa è evidente: questo volume non assomiglia in niente ad altre pubblicazioni supereroiche di questi ultimi anni. Qui, la Visione è al centro di un racconto che parla sì di omicidio, ma soprattutto di piccole bugie che sono le fondamenta della felicità, del bisogno di nascondere tutta o parte della realtà per non soffrire, del sentimento di alienazione che la vita quotidiana delle villette americane finisce per esercitare su queste famiglia, prese in trappola dalla ricerca della perfezione apparente. Proporre un'immagine liscia e rispettabile vista da fuori, anche se una volta chiusa la porta le cose sono molto diverse dentro casa. Tom King separa sottilmente la trama su tre binari distinti. Le peregrinazioni della moglie di Visione, che non si controlla e si lascia vincere dalle emozioni (benché sintetiche) e deve pagarne il prezzo, rimorsi compresi. Il marito supereroe, che per vivere a pieno questa nuova esperienza opta per delle scelte senza ritorno, e i bambini che si scontrano con un'adolescenza complicata, in cui le domande restano quasi sempre senza una risposta precisa. In bonus, il costante riferimento letterario di questo volume a Il Mercante di Venezia, di William Shakespeare, che si interroga sul senso e l'esistenza del sentimento di vendetta e dell'amore così assoluto da provocare il sacrificio. Saltiamo allegramente dalle considerazioni filosofiche alla fantascienza cara a Isaac Asimov, sempre mantenendo il formato e gli automatismi di un comic-book e, se possiamo permetterci, di un comic-book straordinario.

Se questo thriller funziona così bene è grazie a Gabriel Hernandez Walta, il cui stile essenziale e immediato cerca prima di tutto di captare l'essenza delle emozioni senza appesantire le sue tavole, e ai colori di sempre pertinenti di Jordie Bellaire, che rende il tutto più cupo e riesce a minare la sicurezza del focolare domestico attraverso il semplice gioco delle tonalità, che evolvono pagina dopo pagina.
Indispensabile, ovviamente.
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