Recensione: The Barbarian King 1

Visionario ma con poca anima
di Matteo Spadini

THE BARBARIAN KING 1
Autori: Massimo Rosi e Alessio Landi (testi), Luca Panciroli, Federico De Luca, Alessandro Bragalini (disegni), Marco Antonio Imbrauglio (colori)
Formato: 132 pagine, colore, brossurato, 17x24, 15 €
Editore: Leviathan Labs

Da qualche tempo, Conan il barbaro è tornato prepotentemente a far parte delle nostre vite, in forme nuove, già viste, più o meno fedeli alla versione originale che aveva in mente il suo creatore, Robert E. Howard. Rientrato in casa Marvel, che finalmente l’ha riportato anche in edicola, preso dalla Glénat in Francia (in Europa, il barbaro è un uomo libero essendo scaduti i diritti sul personaggio), Conan è probabilmente alla ricerca di una sua identità fumettistica. Ben venga, a nostro parere, che la sua immagine, le sue gesta, il suo carattere forte e dannato, a volte contraddittorio nel rispetto della sua natura umana, vadano a comporre un universo piuttosto variegato e difficilmente monotono, che aggiunge non poca curiosità ad ogni nuovo prodotto con protagonista il cimmero. Tanto più se si tratta di una produzione italiana.

"Le Spade Spezzate" è il primo volume di The Barbarian King, una serie originale nostrana dedicata a Conan. Il team creativo è numeroso ma il risultato è decisamente omogeneo perché i diversi stili di disegno, fra passato e presente, legano fra loro in modo istintivo e l’occhio li percepisce in un’unica linea narrativa, pur essendo ben chiare le differenze di tratto e di espressività.
Davvero coraggiosa è la scelta di partire quasi da zero nella costruzione di una vicenda che parla del barbaro (in questo caso, un barbaro con la corona), dei suoi affetti più cari, di sue vecchie conoscenze più o meno amichevoli e di tanta, davvero tanta brutalità che ci viene somministrata con ben pochi filtri. Ma è un coraggio a metà perché, tuttavia, si è scelto di dare un punto di riferimento al lettore (cioè "La Torre dell’Elefante"), uscendo così solo parzialmente dai confini tracciati da Howard. Condividiamo la scelta. Un po' meno, forse, il gusto della messa in scena. Uno dei problemi di questo primo volume è che la storia gira e rigira, seppur con un certo mestiere, ma non va a finire in alcun luogo. Una storia fatta di momenti, segnata da eventi di rilievo e di contorno, di oggi e di ieri, a cui manca qualcosa per diventare una storia che ha davvero come protagonista Conan, non solo nel titolo e nelle intenzioni.

Più che decantare le proprie scelte e innovazioni in un’introduzione quasi autocelebrativa, si dovrebbe lasciar parlare il fumetto e le sue tavole, se davvero si ha da dire qualcosa di nuovo e di prezioso. La narrazione didascalica è scolastica e manca di anima. I colori troppo accesi in alcuni passaggi non concedono respiro ad una trama che avrebbe bisogno di alcuni frammenti di leggerezza e umanità.
Un Conan re che ha perso mordente è pur sempre Conan e qui sembra spento del tutto, anche nei momenti passati in cui si ha la sensazione di ritrovarsi davanti un giovane spaesato che non sa cosa fare del proprio corpo. E un balloon con scritto “Crom” non basta per farci arrivare l’eco di quel barbaro.

Una prova riuscita a metà, o forse meno, da tenere comunque d’occhio per il futuro.
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