Recensione: Dylan Dog 342

Domande.
di Emiliano Berdini

DYLAN DOG 342
Autori: Roberto Recchioni (testi), Piero Dall'Agnol (disegni), Angelo Stano (copertina)
Formato: 98 pagine, b/n, brossurato, 16x21, 3,20 €
Editore: Sergio Bonelli Editore

Si può psicanalizzare un personaggio dei fumetti? Si possono fare domande a un protagonista di carta con lo scopo di arrivare alle verità nascoste nel profondo del suo animo?
Sì, é possibile.
Ed è quello che fa, con molto coraggio e una buona dose di incoscienza, Roberto Recchioni sul numero 342 di Dylan Dog.

L'autore romano non è mai stato un amante dello status quo; ha creato gli universi fumettistici più svariati intorno ai suoi personaggi, ma non li hai mai fatti vivacchiare nelle leggi da lui stesso inventate. Tramite i suoi personaggi si è sempre fatto delle domande e ha sempre voluto trovare le risposte, sovvertendo completamente la realtà iniziale fino a stravolgerla.
Ed è esattamente quello che sta facendo con Dylan Dog in questa sua avventura da supervisore della testata, nonostante le leggi primordiali non le abbia scritte lui.

Tornando un attimo indietro possiamo affermare che Tiziano Sclavi era Dylan. Aveva creato un suo mondo con dei dogmi precisi e non aveva nessuna intenzione di spiegarli ai lettori: ha chiarito piu volte come non amasse parlare del passato del suo personaggio, di stare a raccontare i perché e i percome di DYD, di come quelle storie le tirasse fuori con molta ritrosia, e probabilmente (se pensiamo a "Morgana", a "Storia di Nessuno" o al numero 100) si è anche divertito a costruire storie folli, senza logica, dove forse neanche lui capiva tutto, un po' prendendoci in giro e un po' ridendo sotto i baffi quando li definivamo capolavori.

Recchioni invece quelle domande se le fa e le rivolge direttamente a Dylan, mettendolo di fronte alle sue più radicate paure. "Quando ne avrai abbastanza Dylan?" (ovvero, "Cosa ti spinge ad amare ogni mese una donna diversa?") è una domanda che fa paura. Perché smuove i basamenti su cui si fonda il personaggio. (Zio Paperone perché sei avaro? Topolino perché stai solo con Minnie? Tex perché sei così duro e puro?).

Per aiutare Dylan a trovare una risposta, in "Il cuore degli uomini" l'autore lo porta sul luogo del delitto, un delitto che si ripete ogni mese da una trentina d'anni ma che noi non abbiam (quasi) mai visto: Dylan lascia davanti ai nostri occhi la sua momentanea fiamma, Dora. Senza dubbi o ripensamenti. Solo con quella tipica melanconia ormai cristallizzata nel personaggio.

Ma stavolta non finisce qui. C'è una variabile impazzita: il padre di Dora, legato in maniera quasi incestuosa alla figlia. Che non accetta la sofferenza arrecata da Dylan e lo rapisce, lo tortura, lo violenta con l'unico intento di costringerlo a confessare la verità: il suo non è amore.

E in questi momenti di sofferenza fisica e mentale il subconscio di Dylan lavora. Il suo Io si scinde: il Dylan cinico ed egoista si libera dalle catene dell'ipocrisia e dell'autodifesa e impone alla metà bianca e pura di nutrirsi senza remore o rimpianti di un amore tradito e sofferente. Ed è qui che finalmente, grazie all'analisi imposta da Rrobe, Dylan troverà la chiave ("L'amore non è un debito") per sciogliere tutti i nodi relativi ai suoi rapporti con l'altra metà del cielo.

O, se vogliamo, troverà la chiave tramite l'interpretazione dell'autore e del suo modo di "sentire" Dylan. Probabilmente ognuno di noi (se fosse stato capace di scrivere una storia come questa) avrebbe trovato una chiave propria, non necessariamente la stessa.

Menzione specialissima al disegnatore della storia, Piero Dall'Agnol, assolutamente straordinario nelle sue tinte fosche, nei suoi grumi d'inchiostro, nei suoi geniali chiaroscuri, un autentico pittore maledetto. Roba sopraffina.

Insomma, dopo l'addio di Bloch con relativa scoperta del bizzarro nome, dopo l'arrivo di Carpenter e soprattutto di John Ghost, il nuovo corso di Dylan inizia a dare risposte (molte e tutte in un brevissimo lasso di tempo, ma Recchioni si è sempre definito un feroce ossessionato, non certo un raziocinante) a domande che un tempo sembravano retoriche. E ormai ci siamo, siam pronti per la prossima. Forse la più inquietante. I segnali ci son tutti. Voi avete voglia di sapere VERAMENTE chi è Groucho? Noi, in tutta onestà, non aspettiamo altro.
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