Recensione: The Walking Dead 24

"Il mondo fuori". E gli zombie?
di Giuliano Scialpi

THE WALKING DEAD 24
Autori: Robert Kirkman (testi), Charlie Adlard (disegni e copertina)
Formato: 96 pagine, b/n, brossura, 21x16, 2,90 €
Editore: saldaPress

La serie The Walking Dead acquista un afflato di più ampio respiro in questo ventiquattresimo numero che la saldaPress concede ad edicole e fumetterie aprendo scenari che Kirkman lascia solo intravedere. Dopo un numero di riflessione dove il leit motiv dell'opera - chi sono i veri morti, quelli in decomposizione affamati di carne umana o i sopravvisuti all'epidemia separati ormai da tutto ciò che li rendeva umani dalla paura di soccombere - era ritornato prepotentemente alla ribalta, si passa ancora una volta all'azione, agli avvenimenti che si succedono velocemente, ai colpi di scena che ne fanno un'opera perfetta per la trasposizione cinematografica, come d'altronde è stato fatto. Rick e compagni non sono più soli. Altre comunità si affacciano all'orizzonte di questo pianeta devastato ed allo sbando, ognuna sicuramente con le sue caratteristiche, ma tutte accomunate da una cosa: la voglia di sopravvivere e prosperare. E se il Reverendo ed il gruppo di cannibali nomadi appartengono ormai alla sfera del ricordo per i nostri protagonisti, forse altre minacce simili si prefigurano perchè l'umanità sembra non aver ancora imparato la lezione "l'unione fa la forza", che nei confronti di una minaccia così soverchiante come gli zombie conviene allearsi piuttosto che farsi la guerra.

Questo numero oltre a segnare l'inizio di un nuovo ciclo narrativo chiarisce ciò che fa di Rick il capo riconosciuto, la voglia di riavvolgere il nastro del destino ad un tempo prezombie. È paradossale che il più bravo a sopravvivere sia, nonostante tutto, il meno disincantato; è questa capacità di sognare un futuro nel quale non ci si adatti all'ambiente, ma si cambia l'ambiente nel quale si vive a farne il leader. Il suo primo piano con cui si conclude il volume, con gli occhi quasi allucinati e la barba incolta ci ricorda un messia più che un capo, bravi quindi gli autore che in questi particolari rivelano la capacità di veicolare messaggi sia attraverso le parole che attraverso i disegni, prerogativa che appartiene solo ai grandi fumettisti.
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