Recensione: Ultimate Fallout 1

Il dramma fatto fumetto
di Gianluca Lamendola 

ULTIMATE FALLOUT 1
Autori: Brian Michael Bendis e Jonathan Hickman (testi), Nick Spencer, Bryan Hitch, Mark Bagley, Sara Pichelli, Clayton Crain, Salvador Larroca (disegni)
Formato: 64 pagine, colore, spillato, 17x26, 3 €
Editore: Panini Comics

La morte di un personaggio nel mondo dei comics è legata spesso a logiche extra fumettistiche, che mirano nello stesso tempo ad alzare le vendite delle serie di cui è protagonista e ad abbracciare nuovi lettori. Già, “nuovi”, perché quelli vecchi – noi! – rispondiamo “presente!” numero dopo numero, anche quando la run, il disegnatore o lo sceneggiatore non ci piacciono. Noi siamo lì. 

Le loro battaglie e i loro drammi nascondono spesso le ansie, le paure e l'ideale dell'uomo comune: in particolar modo, la serie Ultimate Spider-Man era orchestrata come il più classico dei teen drama proponendoci (dopo la maxisaga Ultimatum) un cast di personaggi fissi riuniti sotto lo stesso tetto (oltre che nella stessa scuola) insieme ad i loro poteri, anch'essi spesso di natura opposta tra loro (l'uomo ghiaccio e la torcia umana) proprio come i loro caratteri. 

Unico punto d'incontro è Peter Parker alias Spider-Man. Ricordate L'Uomo Ragno e i suoi fantastici amici, il serial animato del 1981? Beh, qualcosa del genere, sebbene i rapporti interpersonali nelle pagine di Brian M. Bendis trovino molto più spazio. Altrimenti come giustificare la sempre impicciona e materna zia May che si trova la casa invasa da mutanti e superumani? Per non parlare di Gwen, la ragazza rediviva che la zietta ha “adottato” nuovamente dopo la sua ricomparsa, anche lei innamorata di Peter come Mary Jane.
Insomma, una matassa di intrecci, che ci ha incuriosito da subito - nonostante l'adolescenza sia alle spalle da molto - facendoci chiedere se anche questa versione alternativa di Spider-Man avrebbe fatto tesoro della regola d'oro di zio Ben («Da un grande potere derivano 
grandi responsabilità») come la sua controparte nel Marvel Universe classico, oppure avrebbe preso strade diverse aprendo nuovi scenari narrativi. Difatti, così accade: il sacrificio eroico di Spidey è solo l'ultimo dei colpi di scena della gestione di Bendis con i quali lo sceneggiatore ha sempre voluto sorprendere (pure troppo!) il lettore e regalare un'identità autonoma all'Ultimate Universe rispetto all'universo classico.

Per queste ragioni, non può passare inosservata la miniserie Ultimate Fallout di cui lo scorso mese abbiamo potuto leggere i primi tre capitoli. Questo non è il solito tien-in scritto per “allungare il brodo”, ma è un tassello fondamentale nel grande mosaico de “La morte di Spider-Man”, visto i tanti personaggi coinvolti che qui gli vengono a rendere omaggio. Ancora una volta colpisce lo sguardo onnipresente e invasivo dei media e della tecnologia, che ossessiona Bendis fin dal primo numero di Ultimate Spider-Man: non ci riferiamo solo alla presenza delle telecamere a quello che sembra il funerale di una rockstar (metafora che ci sta tutta), ma ai dannati cellulari che spuntano di vignetta in vignetta pronti ad immortalare avidamente qualcosa di drammaticamente imprevisto. 

Tuttavia, fin dalla prima pagina anche noi lettori diventiamo complici inconsapevoli di un voyeurismo, mentre commossi (pure grazie alle belle tavole) assistiamo al modo in cui ogni personaggio affronta la scomparsa di chi è stato loro amico, compagno di squadra, impiegato o nipote. Una morte che inevitabilmente fa pure da crocevia verso il prossimo futuro di tutte le testate Ultimate, ma per sapere quale sia (sebbene i tanti spoiler presenti per i quali sarebbe stato meglio leggerlo - e pubblicarlo - dopo il prossimo Ultimate Avengers 12) bisognerà aspettare ancora un poco. Nel frattempo è lecito chiedersi se sarà tetro come negli incubi di una smarrita Rogue o glorioso come preannuncia Thor, quando immagina Peter felice nel Valhalla.

Intanto, sappiamo per certo che nel nostro immaginario resterà impressa in maniera indelebile la scena di May, che sviene davanti all'entrata della Chiesa, dopo il suo schiaffone rifilato a Capitan America per non aver saputo proteggere suo nipote.  Preparate i fazzoletti! 
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