Recensione: Martin Mystère 300

Anniversario colorato, ma senza botto
di Michele Miglionico

MARTIN MYSTERE 300
Autori: Carlo Recagno (testi), Giancarlo Alessandrini, Bruno Brindisi, Daniele Caluri, Esposito Bros, Giovanni Freghieri, Lucio Filippucci, Corrado Roi e Rodolfo Torti (disegni)
Formato: 162 pagine, colore, brossura, 21x16, 4,70 €
Editore: Sergio Bonelli Editore

Contro gran parte dei pronostici, un'ormai storica colonna della Bonelli ha tagliato un traguardo di tutto rispetto. Peccato che l'ultraventennale carriera della testata inizi a farsi sentire. Carlo Recagno, braccio destro di Alfredo Castelli e qui suo sostituto, ricalca la tradizione dei precedenti centenari, impostando la storia in modo che il colore d'occasione non sia solo un extra, ma un perno della narrazione. Poteva funzionare la prima, la seconda volta... ma a lungo andare il meccanismo cigola. In quest'albo, più che mai, lo sceneggiatore non riesce a mascherare quest'impostazione forzata, strutturando l'albo in sette racconti dedicati agli altrettanti colori dell'arcobaleno, tenuti insieme alla bell'e meglio da una cornice non del tutto convincente, disegnata dal fido Giancarlo Alessandrini. Si viaggia nel tempo, nel passato di Martin Mystère e dei suoi comprimari, guarda caso. Una minaccia cosmica potrebbe stravolgere il corso della Storia e il nostro cast, senza neanche saperlo, ne viene coinvolto. Troppo classico e stereotipato; aggettivi calzanti anche per molti dialoghi. Al di là di questi limiti, un appassionato della serie non può non apprezzare l'approfondimento storico-introspettivo dei personaggi che, di episodio in episodio, il buon Recagno ci offre.

I disegnatori sono professionisti, eppure il tratto di nessuno riesce a sposare particolarmente bene la quadricromia. Non è chiaro se sia una questione di abitudine tecnica o abitudine del lettore. Dettagli veniali, di fronte alla possibilità di vedere all'opera firme dylandoghiane (e non) su queste pagine. Peccato che l'episodio di Bruno Brindisi non contempli l'interpretazione dei personaggi classici.
Dovendo scegliere tra due albi che vantano la presenza di Sergej Orloff, il n. 299 era molto più pregnante de "I sette signori dell'iride".
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