Recensione: Conan il Cimmero 5

Magia, inganno e distruzione
di Matteo Spadini

CONAN IL CIMMERO 5
Autori: Luc Brunschwig (testi), Étienne Le Roux (disegni), Hubert (colori)
Formato: 64 pagine, colore, cartonato, 21x28, 14,90 €
Editore: Star Comics

Nell’adattamento di Luc Brunschwig del racconto di Howard, "La Cittadella Scarlatta", Conan è un re che non ha smesso di credere nei suoi principi e che non rinuncia mai a proteggere il suo popolo. Ma Conan è, prima di tutto, un essere umano incline, per natura, ad assecondare il proprio istinto e cercare di soddisfare i propri bisogni, andando incontro, talvolta, a madornali errori che abbassano le sue difese e lo rendono vulnerabile. L’avanzare del tempo, l’aumentare degli anni e delle responsabilità - ben più di quante ne avesse quando era "solo" un barbaro - rappresentano, indubbiamente, la base di quella saggezza trovata in età adulta, che però, inevitabilmente, può essere trasformata in debolezza da chi gli vuole male.

Fra i tanti nemici del barbaro ce n’è uno, fra i più affascinanti, che viene tratteggiato in questo volume da Étienne Le Roux; è lo stregone Tsotha-Lanti, una figura maledettamente intrigante, seppur spregevole e sgradevole nell’aspetto. L’oscuro mago, servendosi di due docili figure come quelle di Strabone e Amalrus, inganna Conan e lo costringe in catene nei sotterranei della cittadella scarlatta. Nel buio, frastornato e messo a dura prova da alcune delle creature più raccapriccianti mai viste, il cimmero entra in contatto con un altro magico (e inquietante) personaggio, che si rivelerà essere avversario di Tsotha-Lanti, oltre che il suo deus ex machina del momento.

Quinto volume della splendida collana francese dedicata a Conan, "La Cittadella Scarlatta" è probabilmente quello che più ha il merito di fare del barbaro un fumetto d’oltralpe. I tempi della narrazione, le didascalie e i dialoghi pieni di passione e di parole mai a caso, ma anche i raffinati disegni di Le Roux con i colori del talentuoso Hubert pongono l’intera opera ad un livello altissimo. La bravura di Brunschwig è nella qualità della costruzione della breve vicenda che inizia con un personaggio che, per importanza, è secondo solo a Conan; il suo menestrello, Flavio. Un giovane uomo che ha visto la morte in faccia, più di una volta, e che si ritrova a dover portare notizie insopportabili al popolo del suo re. La figura del menestrello è fondamentale nella messa in scena. La sua presenza, che in realtà non avrà mai il suo amato re accanto, ha il compito di irrobustire e rafforzare l’idea stessa dell’esistenza di Conan, della sua grandiosità. Quella che ritroveremo pian piano nello scorrere delle pagine, fino al meraviglioso stacco che precede la distruttiva tavola finale.
Un volume che, senza dubbio, troverà un posto nel vostro cuore così come la figura del menestrello, per la quale verserete almeno una lacrima.
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