Recensione: Atto di Dio

Dicono che sono un capriolo
di Valeria Lattanzio

ATTO DI DIO
Autore: Giacomo Nanni (testi e disegni)
Formato: 192 pagine, colore, cartonato, 17x24, 17 €
Editore: Rizzoli Lizard

Rushdie scriveva: “Una volta che sei stato dentro un terremoto, anche se sopravvivi senza un graffio, sai che esso, come un colpo al cuore, rimane in seno alla terra, nella sua orribile potenzialità, sempre pronto a tornare e colpire di nuovo, con una forza ancora più devastante”.
Chi conosce il terremoto lo sa. Chi è cresciuto con la paura delle scosse, con i tremori della terra, non dimentica quella sensazione. Il terreno sotto i piedi che si fa incerto, il pensiero costante tutte le notti prima di andare a dormire. Di terremoto si è scritto tanto, si è parlato tanto. Ma raramente in modo così delicato e potente.
Atto di Dio di Giacomo Nanni, appena uscito per Rizzoli Lizard (la casa editrice di fumetti fondata da Hugo Pratt nel 1993), è un piccolo capolavoro di sensibilità espressiva. Chi è Giacomo Nanni? Uno dei più grandi autori di fumetto che abbiamo al momento in Italia. Ancora troppo poco noto, sfortunatamente. Uno di cui Gipi (!) afferma “è uno dei pochi che invidio”. È bellissimo già dalla copertina, con quel minimale capriolo mascherato su sfondo bianco.
Prendete Monet o, meglio ancora, Seurat, e vi avvicinerete a capire qual è lo stile adottato da Nanni per quest’opera. Il suo tratto ha la morbidezza del postimpressionismo, del puntinismo, del divisionismo, la luminosità della Pop Art, in un continuo rimando alla pittura ancor più che al fumetto. Sono disegni colorati – sembrano pastelli – che a volte sfociano quasi nel surreale e nell’astratto. Senza però mai perdere chiarezza e linearità. Un lavoro grafico di una certa sperimentalità, che gli appassionati di fumetto non potranno che apprezzare per l’originalità. Le illustrazioni dei paesaggi lasciano senza parole, e si può affermare senza rischiare di passare per persone dai facili entusiasmi che siano tra le più riuscite mai viste. Le visioni di foreste, grotte (meravigliose), laghi, paesaggi leggendari. Atto di Dio ricorda, per certi versi, un romanzo illustrato – anche per la presenza di didascalie alla base delle vignette, in quantità forse ancora maggiore a quella di balloon veri e propri.

È una storia corale, a più voci. Ma le voci non sono mai usuali e la narrazione è intelligente. Sono le voci della natura, degli oggetti, dell’ambiente. Voci di caprioli, di leggendari unicorni, di cinghiali, di fucili e montagne. Voci di terremoti, soprattutto. Ché “i terremoti parlano fra loro, e il loro linguaggio è tracciato sui fianchi di una montagna”. E la storia di un terremoto si fa quindi storia di tutti i terremoti, di tutti i crolli, di tutte le vittime. Di tutta la natura. Di un capriolo che si sveglia per le scosse, come di una famiglia. Di un animale che viene colpito all’improvviso dallo sparo di un fucile, come (geniale transizione) di un uomo che da un momento all’altro si ritrova intrappolato tra le mura della sua casa. Nessuno in fondo è artefice del suo destino.

La narrazione è scientifica e filosofica. E proprio nel suo essere così chirurgica e precisa, riesce ad essere emozionante e sincera.
Chiunque sia stato dentro un terremoto resterà appiccicato con la pelle a queste pagine, e staccarsene gli farà male. La commozione è inevitabile e ovvia, a tratti dolce.
Il terremoto ha una voce. Ma l’abbiamo anche noi.
Quella di Giacomo Nanni ne è un esempio fortissimo. E possiamo parlare, scrivere, disegnare, e sconfiggere ogni tipo di paura. Riabituarci alla vita. Attendere che le montagne smettano di tremare.
Un fumetto intimo, breve ma densissimo. Quando vedono la luce opere di questo tipo, non si può che esserne grati.
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