Recensione: Ragazze cattive

Violenza rivelata
di Valeria Lattanzio

RAGAZZE CATTIVE
Autore: Ancco (testi e disegni)
Formato: 184 pagine, b/n, brossurato, 17x24, 18 €
Editore: Canicola

Quello di Ragazze cattive di Ancco è un mondo in cui il giorno si confonde con la notte. Una notte fisica e psicologica che è il ritratto di una Corea nel mezzo della crisi economica. Siamo negli anni ’90, nel pieno della ribellione giovanile coreana. Ancco ritrae un Paese arretrato e caratterizzato dalla violenza.
I suoi tratti sono scuri, tremolanti, incerti. Si parla di ricordi, e tutto nei disegni appare come crollante, come se stesse per svanire. 

Ragazze cattive è un fumetto autobiografico, durissimo e coraggioso edito in Italia da Canicola, un’interessante associazione culturale bolognese sempre attenta alla divulgazione e alla pubblicazioni di meritevoli autori italiani e internazionali.

Le “ragazze cattive” del titolo sono Ancco e le sue amiche, agli occhi della società, quando invece è piuttosto la loro realtà ad essere spietata. Una realtà che non accetta fallimento e mediocrità. Una realtà dalle regole rigide e inflessibili, in cui la frustrazione dilaga e si riversa sulle prime vittime a disposizione. Serve però del tempo, anni, per capirlo, per guardare le cose dalla giusta distanza e poter analizzare.

Ancco è un’artista coreana Premio rivelazione ad Angoulême 2017. La sua vecchia vita è trascorsa nella violenza, sin da piccolissima. Violenza che non veniva riconosciuta come tale né da lei né da chi la circondava (e spesso subiva le stesse cose). Una violenza a cui era abituata e che perdeva quindi la sua mostruosità. Non odiava suo padre nonostante una volta avesse rischiato di ucciderla, nonostante la picchiasse ogni giorno. Non odiava sua madre che non proferiva mai parola per opporsi ai maltrattamenti e al maschilismo.
Un mondo fatto di terrore e di risse, eppure un mondo che di continuo si ringrazia, per cui sembra un peccato mortale lamentarsi. “Anche a costo di morire, non verserò nemmeno una lacrima”, come scriveva il poeta coreano Kim Sowol nella sua Azalee, citata non a caso nel volume da Ancco, che la fa pronunciare quasi di sfuggita in un’aula scolastica. 
Le ragazze si ritrovano a voler crescere in fretta, a voler diventare indipendenti in un mondo dominato dagli uomini e dall’umiliazione. E allora la loro esistenza si compone di fughe grazie alle quali ci si sente grandi per poi ritrovarsi a piangere ogni notte. C’è chi entra in giri di prostituzione e sfruttamento, ci sono amiche mai più ritrovate e, su tutto, un senso di vergogna che sembra inevitabile. Una vergogna che sembra il prezzo imprescindibile da pagare per dover vivere.  Le parole di Ancco sono commoventi e sincere, una riflessione su quanto l’abitudine possa rendere ordinari atti disumani. “Solo ora ho capito che non è necessario picchiare qualcuno se commette uno sbaglio”.
E ancora: genitori uccisi per ricatto, ragazze che hanno figli a quindici anni, insegnanti che preferiscono le mani alle parole. Se si viene da famiglie benestanti ci si sente in imbarazzo a stare in mezzo agli altri e ad ascoltare le loro storie di perdita e perdizione. Vite tremende che non tutti riescono a gettarsi alle spalle. Quella di Ragazze cattive è una narrazione delicatissima e commovente che accompagna episodi duri e desolanti. 

“Ancora oggi è un sollievo pensare di non rischiare di essere picchiata in ogni momento”. 

Le figure di Ancco sono immobili, di schiena, sole nell’oscurità, sempre in attesa.  Sono “ragazze cattive” che finalmente riconoscono la crudeltà. Ragazze che per la prima volta si fermano a osservare il proprio dolore.
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