Recensione: Crawl Space

Spazio psichedelico
di Valeria Lattanzio

CRAWL SPACE
Autore: Jesse Jacobs (testi e disegni)
Formato: 84 pagine, colore, cartonato, 17x24, 15 €
Editore: Eris Edizioni

“Ho dimenticato di essere me”.
È questa la frase che apre Crawl Space, l’ultimo lavoro del fumettista canadese Jesse Jacobs edito, al solito, da Eris Edizioni. Dopo Safari Honeymoon e Così conoscerai l’universo e gli dei, è ormai riconosciuto anche in Italia come uno degli autori più interessanti e sperimentali del panorama contemporaneo. Nei suoi precedenti lavori a predominare erano sempre tinte uniche. Dal verde al blu/viola, passando per il bianco e nero di Vivono in me (uscito in edizione limitata per Hollow Press). In Crawl Space, invece, a partire dalla copertina, il colore esplode incontrollabile e incontrollato, mescolando toni d’ogni tipo. Un labirinto di sfumature e di follia. 

La storia è il racconto di un’esplorazione. O, meglio, di più esplorazioni. Daisy si è appena trasferita in una nuova casa, quando si rende conto che la sua lavatrice è una sorta di portale per un altro mondo. Un mondo nuovo in cui la corporeità va abbandonata. Lo spazio che descrive Jacobs è privo di tridimensionalità, è una superficie in cui tutto coesiste sullo stesso piano. Il disegno si fa azione e descrizione, anche quando è muto. Non c’è profondità, eppure la si intuisce facilmente grazie a tratti precisi e ben delineati. Non c’è bisogno di prospettiva, poiché è il colore stesso a conferire spessori e accuratezza. Jacobs riesce bene in un’impresa assai complessa: creare attraverso il mezzo del fumetto una dimensione percepibile come aliena (nel senso di altra), che risponda a leggi talmente distanti da quelle degli uomini da non poter far altro che abbandonarsi al flusso degli eventi. Entrare in uno stato mentale completamente nuovo.
La realtà di Daisy è sbiadita e monocroma, ma quando viaggia lì dentro trova geometrie impossibili, strane creature, cerchi, spirali, volti, figure simili a mandala caleidoscopici. Lo stato di coscienza è alterato. Tutto evapora, finalmente privo di materia. È il regno della purezza, un posto in cui è possibile dimenticare la propria identità e abbandonare ogni ricordo.

“Diverrete esseri puri, privi di pensiero, di idee e di ricordi”. 

Il mondo fisico, però, interagisce con quello della lavatrice. Le voci girano, tutti i compagni di classe vogliono provare la nuova esperienza. Come in Safari Honeymoon, la scoperta del diverso porta spesso all’intolleranza, e ancor più alla mancanza di rispetto, all’incomprensione e, di conseguenza, alla distruzione. Il Crawl Space somiglia sempre più a un Eden che tenta di resistere alla barbarie. Ma è vero anche che quel mondo comincia a modificare la realtà, un pezzo alla volta. Come se ci fosse un collegamento inconcepibile e indissolubile tra i due piani. 
Gli esseri di Crawl Space esistono e non esistono. Appaiono e scompaiono a loro piacimento. Non hanno bisogno di parole. Possono spingere alla gioia assoluta o verso il terrore più profondo. È il fumetto-consacrazione di Jesse Jacobs, che si fa qui ancora una volta e più che mai demiurgo di uno spazio assurdo e magnifico fatto per essere ammirato, uno spazio in cui il dentro e il fuori coincidono, in cui gli elementi possono dissolversi e reintegrarsi in nuove forme.

Qualcuno forse potrebbe a questo punto chiedersi il perché, ricercare l’origine di un tale universo. La risposta ai suoi dubbi non potrebbe che essere allora racchiusa in un’altra (fondamentale) domanda: “perché tutto è come è, dappertutto?”
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