Recensione: Sette 2

Pirati, tesori, frati e vichinghi!
di Alessandro Neri

SETTE 2
Autori: Pascal Bertho e Alain Ayroles (testi), Jérôme Lereculey (storyboard), Tim McBurnie e Luigi Critone (disegni), Tim McBurnie e Lorenzo Pieri  (colori)
Formato:128 pagine, colore, cartonato, 16x21, 5,50 €
Editore: Editoriale Cosmo

Dopo le prime due puntate della serie Sette, ecco altre due avventure proposte dall'Editoriale Cosmo.

Si inizia con Sette pirati, che vede protagonisti Jim Hawkins e i suoi antichi compagni di fortuna, il dottor Livesey, Benn Gunn, Dick e Cane Nero, dei quali Robert Louis Stevenson ha narrato le gesta ne L'Isola del Tesoro. Questi, invecchiati e molto diversi rispetto a quelli che conosciamo, si ritrovano convocati da un notaio: è stato incaricato da un misterioso personaggio di rimandarli tutti sui luoghi delle loro avventure per recuperare la seconda parte del tesoro del capitano Flint.

Se questa nuova corsa al tesoro poteva sembrare un'idea interessante, quella scritta da Pascal Bertho (Kérioth, Chéri-Bibi) è una storia abbastanza banale e dimenticabile chiusa, per di più, da un colpo di scena finale davvero deludente. Ma ritroviamo il Jérôme Lereculey di Sette ladri che qui, però, si occupa solo dello storyboard. Le tavole sono affidate, infatti, a Tim McBurnie, concept artist australiano troppo raro nel mondo del fumetto (praticamente si concede solo per progetti di David Chauvel come, appunto, è Sette): se i suoi disegni colpiscono positivamente per originalità e vivacità, la scelta dei colori, troppo piatti, non è felicissima.

Ma dopo i pirati... Ecco i Sette missionari!
Nell’XI secolo i vichinghi fanno il bello e il cattivo tempo in Irlanda, nei monasteri e nei villaggi cristiani. Visto che il re è troppo impegnato con le guerre interne e fratricide, l’Abate decide che l’unico modo di far cessare le orribili incursioni dei barbari è di convertirli all’"unico vero Dio". Ma l’alto prelato è lucido, sa che la missione è totalmente folle, chiunque parta ad evangelizzare i vichinghi non torna più indietro. E quindi manda i peggiori sette religiosi che si possano trovare sulla faccia della Terra, dei reietti che vivono totalmente nel peccato e nella corruzione e che del monaco hanno solo l’abito. Anche se non riusciranno nel loro intento, nessuno li rimpiangerà.

Alain Ayroles (La Piuma e l'Artiglio, Garulfo) scrive una storia eccellente, che, al contrario dei suoi protagonisti, non ha pecche. Ogni monaco, ovviamente, corrisponde pesantemente ad uno dei sette peccati capitali, l’abilità dell’autore è di farlo passare sottilmente come un dettaglio. I personaggi e la trama sono costruiti in modo intelligente e con una buona dose di ironia che non solo diverte, ma fa anche riflettere il lettore. Davvero un buon mix di racconto storico, religioso e d’avventura, ma allo stesso tempo umoristico e leggermente caricaturale, il tutto ben dosato e impaginato dal bravissimo Luigi Critone (La Rosa e la Croce, Je, François Villon), uno dei tanti artisti italiani prestati al fumetto francese, ma uno dei pochi ad essersi trasferito a Parigi. Fa qui un superbo lavoro da certosino, e dimostra una rara comprensione dei personaggi pensati da Ayroles: i monaci hanno ognuno un aspetto facilmente riconoscibile e pienamente in linea con la caratteristica dominante (e peccaminosa) del loro carattere. Belli anche i toni caldi dati da Lorenzo Pieri.

E tra due mesi l'appuntamento con l'avventura di Sette sarà triplo: ci aspettano guerrieri, yakuza e prigionieri!
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