Recensione: Dark Frontier 1

Pronto per l'adattamento al cinema
di Alessandro Neri

DARK FRONTIER 1
Autori: Massimo Rosi (testi), Luca Panciroli (disegni), Pamela Poggiali (colori)
Formato: 112 pagine, colore, brossurato, 17x26, 15 €
Editore: Leviathan Labs

"La libertà è un privilegio che non tutti hanno il diritto di avere".
Questo potrebbe essere lo slogan degli Stati Uniti d'America della seconda metà del XXVI secolo e del loro leader, il Presidente, Cross, che tanto (proprio tanto) ricorda il nostro Trump.
Cross governa una nazione semidistrutta, non sappiamo se sia solo colpa sua, dei suoi predecessori e gente della loro risma, magari c'è stata qualche guerra nucleare, qualche virus, non ci importa. Di sicuro, qualsiasi cosa ci sia stata, i potenti hanno fatto in modo di prendere sempre più potere, limitando sempre più le libertà individuali e collettive. Adesso il Presidente si serve degli Incursori rossi, un gruppo paramilitare di notevole efficacia, per sedare le rivolte di coloro che non apprezzano troppo questo stato (o Stato) di tirannia. Una nazione in cui nessuno può entrare... E da cui nessuno può uscire. E questa, in Occidente, è una novità. Ogni cittadino americano è, infatti, considerato una proprietà statale.
Per chiudere del tutto i sacri confini, sono stati costruiti due muri: uno a Sud, al confine messicano, e uno a Nord, col Canada. 

In mezzo a paesaggi che ricordano Mad Max, atmosfere che rimandano a 1997: Fuga da New York (e forse ancor più al "cuginetto" italiano 2019 - Dopo la caduta di New York), con gruppi di cattivoni da Codice Genesi, combattimenti alla Kenshiro (con tanto di spiegazione del tipo "Sai che stai per morire? Ti ho appena toccato i punti di pressione" e bla bla bla), è proprio vicino al confine Nord che troviamo la protagonista Luc e il suo "ragazzone", Max: facevano parte del gruppo Black Mountain Ghosts, ribelli che anni prima difendevano le "terre verdi" dal Governo americano che, in cerca di risorse (dal petrolio alla legna) scava e distrugge il più possibile. Un gruppo ecologista che non può non farci pensare all'Esercito delle 12 Scimmie. Adesso i due cercano solo di sopravvivere, leccarsi antiche ferite e, ben presto, dovranno tornare a fuggire e combattere, sollecitati dagli uomini del "loro" Presidente.

Quello ideato dal prolifico Massimo Rosi è, quindi, un western distopico e postapocalittico dai toni cyberpunk. Con, sullo sfondo, una storia d'amore. Un amore tormentato da sempre e sempre di più. Tormentato come i rapporti tra esseri umani di questo mondo vicino all'autodistruzione.
Rosi prende a pieni mani dal meglio (e non solo) della letteratura e del cinema di genere. E li sa mescolare abilmente. Vuole anche mandare dei messaggi "politici" e qui sarebbe facile cadere nel didascalico e ancor più nel retorico, il rischio è alto, ma non cade nella trappola. Il racconto è divertente e coerente, mai noioso, Dark Frontier non è il solito postapocalittico trito e ritrito, malgrado le tante ispirazioni.

Buona parte del successo di questo volume è da attribuire anche a Luca Panciroli: il suo disegno è dinamicissimo, ruvido, brutale, e sporco quanto il mondo che rappresenta, ma di sicuro non fa comunque sconti ai dettagli, infiniti. Un tratto unico che ci era mancato molto nei 17 anni sabbatici tra il "periodo Ade Capone" e l'altro ieri. Ed è vero che le tavole del fiorentino erano già bellissime nella precedente edizione in bianco e nero, ma i colori di Pamela Poggiali si sposano alle chine (digitali) esaltandole efficacemente.

Consigliatissimo a tutti quelli che vogliono vedere un film leggendo un fumetto e agli appassionati di distopie e postapocalissi. E a quel dilettante di Trump, che dal collega Cross può solo imparare.
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