Recensione: Dylan Dog 383

Phenomena
di Matteo Spadini

DYLAN DOG 361
Autori: Dario Argento (soggetto), Dario Argento e Stefano Piani (sceneggiatura), Corrado Roi (disegni), Gigi Cavenago (copertina)
Formato: 98 pagine, colore, brossurato, 16x21, 3,50 €
Editore: Sergio Bonelli Editore

Mentre  viaggia  nel  traffico  durante  una  splendida  giornata  di  sole,  che  per  Londra  non  è certo  la  norma,  Dylan  viene  fermato  dalla  polizia  per  un  controllo  e  si  ritrova  a  piedi.  Di  taxi nemmeno  l’ombra  e  oltretutto  c’è  una  folla  di  persone  davanti  a  lui  che  rendono  il  passaggio complicato.  Pare  ci  sia  una  mostra  fotografica  a  tema  BDSM.  Dylan  tira  dritto  ma  viene trascinato  all’interno  della  galleria  da  una  ragazza  che  lo  riconosce. Quello  che  succede  poi,  nelle  parti  più  cupe  del  ventre  umano  e  nelle  matite  di  un  maestoso Corrado  Roi  - farà  mai  qualcosa  di  brutto? -  non  lo  scorderete  facilmente  per  due  buoni motivi;  è  una  storia  scritta  dannatamente  bene,  dall’inizio  alla  fine.  Il  secondo... Ok,  già  lo sapete  quindi  non  giriamoci  intorno:  è  una  storia  di  Dario  Argento.  Lo  so,  avete  la  pelle  d’oca ecc...  E  il  punto  è  che  ne  avete  pienamente  ragione. "Profondo  Nero"  scorre  veloce,  inquieto,  verso  una  meta  che  i  più  attenti  potrebbero  decifrare prima  del  previsto  ma  che  in  fondo  è  sceneggiata  con  maestria  (c’è  anche  la  mano  di Stefano  Piani).  Pugnalate,  frustate,  emozioni  picchiate  a  sangue  e  primi  piani  che nascondono  il  mondo  intero  fanno  da  cornice  ad  un  dipinto  in  cui  anche  Groucho,  per fortuna,  non  è  confinato  alle  sole  battute  ma  fa  la  sua  parte;  la  spalla  di  Dylan  è, inaspettatamente,  una  delle  cose  migliori  dell’intero  albo. La  sensazione,  per  essere  il  più  precisi  e  diretti  possibile,  è  che  Argento  non  sia  alla  sua prima  prova  con  la  creatura  di  Sclavi  ma  che  abbia  già  una  certa  confidenza  nel  gestirla. "Profondo  Nero"  è,  a  tutti  gli  effetti,  un  fumetto  di  Dylan  Dog.  Non  un  film  di  Dario  Argento messo  su  carta,  con  protagonista  l’Old  Boy. Non  c’erano  molti  dubbi  sulla  buona  riuscita  di  una  collaborazione  del  genere,  d’accordo,  ma sinceramente  non  era  neanche  così scontato  ritrovarsi  di  fronte  a  una  cosa  simile. Da  ricordare. 
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