Recensione: Dampyr 204

La La Bloodywood
di Giuliano Scialpi

DAMPYR 204
Autori: Giorgio Giusfredi (testi), Michele Cropera (disegni), Enea Riboldi (copertina)
Formato: 98 pagine, b/n, brossurato, 21x16, 3,20 €
Editore: Sergio Bonelli Editore

Il cinema praticamente appena è nato si è coniugato con l'horror, cos'era la sensazione di paura che provarono gli spettatori che assistettero alla prima rappresentazione dei fratelli Lumière nella quale una locomotiva impazzita sembrava dirigersi contro di loro se non terrore? Sensazione che li spinse addirittura ad abbandonare i propri posti a sedere! E fin dagli albori del cinema muto ed in bianco e nero quante volte sono stati saccheggiati i racconti ed i romanzi gotici? Mostri e vampiri hanno impazzato ed impazzano da sempre così come anche criminali folli e maniaci assassini (Mabuse ed il mostro di Düsseldorf non hanno nulla da invidiare ai moderni serial killer), quindi quale ambientazione migliore di Hollywood, la Mecca del cinema, per il numero 204 della serie regolare  di Dampyr, evocativamente intitolato "Bloodywood"?

Qui Michele Cropera infonde tutta la sua artistica magia ai disegni per star dietro all'atmosfera dark ed a volte splatter che il giovane sceneggiatore Giorgio Giusfredi (già autore degli Extra del 2015 e del 2016 e qui al suo esordio sulla serie regolare) descrive con dialoghi ed intrecci ben congegnati. Sono proprio questi cambi di ritmo, tra l'ultraviolenza degli snuff movie sui quali i nostri eroi sono chiamati ad indagare e la misteriosa e patinata atmosfera del cinema anni cinquanta presente nei flashback - grazie ai quali si riesce a seguire la trama fino al presente - che rendono scorrevole la lettura. L'azione si concentra nella seconda parte dell'albo, con la resa dei conti definitiva tra Harlan, Tesla e Kurjak ed il branco di non morti superstite alla scomparsa del Maestro Musuraka. Un branco in realtà inconsapevole ed in parte assolto dal male che fa dal fatto di essere stato condannato a ripetere eternamente un copione deciso dal suo padrone. Forse per questo l'autore ne adombra una parziale redenzione nell'oblio che conclude la storia. Un parziale perdono che non ricopre Jack Foley, distrutto nel tragico e poetico finale perché complice cosciente delle nefandezze accadute.

Un mistero conclude in bellezza l'albo: chi sarà il Maestro dietro le quinte? Un redivivo Musuraka od un altro misterioso ed implacabile nemico coi quali i nostri paladini si confronteranno in futuro?
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