Recensione: L'Uomo Ragno 482

I Thunderbolts oscurano il Ragno
di Davide Paolino

L'UOMO RAGNO 482
Autori: Michael Avon Oeming e Warren Ellis (testi), Mel Rubi e Mike Deodato Jr. (disegni)
Formato: 80 pagine, colore, spillato, 17x26, 2,80 €
Editore: Panini Comics

Fan del Ragno, siete pronti per la clamorosa fine di “Back in Black”? Ci dispiace, ma dovete pazientare per due numeri. Nell'Uomo Ragno 482 si ritorna al passato, a quando Peter indossava il costume tradizionale ed era appena sposato con Mary Jane. La tranquilla vita coniugale però viene messa a dura prova da Kulan Gath, che oltre a riportare l’intera civiltà nel Medioevo, mette il nostro amichevole ragno di quartiere e la sua amata l’uno contro l’altro. Come è possibile? Semplice, se Mj diventa Red Sonya.
Solo due episodi (dei cinque complessivi) della saga che si concluderà nel prossimo numero, e che ci permetterà di provare ancora più invidia per Peter. D’altronde non tutti hanno una moglie che riesce a stare così bene in un bikini di metallo (grazie anche ai disegni di Mel Rubi). Scorrono bene, comunque, i due episodi anche se ci sono delle incongruenze finali, ma molto azzeccate le battute di Peter in tema fantasy. L’ingresso di Venom non può che dare quel qualcosa in più alla storia.

Intanto finisce il primo ciclo dei Thunderbolts. Inutile dire che ogni episodio è stato eccezionale e anche l’ultimo ne conferma la validità complessiva. Aquila Americana, Ragno D’Acciaio e Sepulchre sono un team improvvisato che riuscirà a dare non pochi problemi ai supermostri con distintivo, in particolare a Bullseye, uno dei cattivi meglio riusciti della storia, che qui troverà pane per i suoi denti. Il finale è decisamente insospettabile. Aspettiamo con impazienza i risvolti successivi.

Conclude l’albo un’avventura dei Pocket Marvel, purtroppo non a livello delle precendenti. In conclusione: numero apprezzabile, ma senza Thunderbolts non sarebbe stato lo stesso; non ci resta che aspettare un mese per rivedere il nostro ragno nero.
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