Recensione: Dylan Dog 280

Il Dylan Dog che vorremmo
di Alessandro Neri

DYLAN DOG 280
Autori: Roberto Recchioni (testi), Massimo Carnevale (disegni), Angelo Stano (copertina)
Formato: 98 pagine, b/n, brossura, 21x16, 2,70 €
Editore: Sergio Bonelli Editore

Dylan Dog ha combattuto e vinto la Morte decine di volte. Ha affrontato anche la pazzia, la depressione e il vizio. Rarissimamente si è trovato di fronte alla malattia, ma soprattutto mai l’ha vissuta sulla propria pelle. La vive invece, come ci ricorda l’editoriale, il "diversamente sano" Roberto Recchioni. E si sente. 

Il co-creatore di John Doe catapulta un moribondo Dylan in un ospedale dove subirà esami ed operazioni e dove gli sarà diagnosticata una malattia. Quale non importa, ci basti sapere che è una malattia, magari pure lunga, ma non la Morte. Non nell’immediato almeno. Il Nostro incontrerà "Mater Morbi", la madre di tutte le malattie, un mostro dalle fattezze di bellissima dark lady. Sola e odiata da tutti ancor più della fine ultima, Mater Morbi vuole riscuotere il suo tributo nella sofferenza dei malati.

Recchioni coglie l’occasione di parlare di un soggetto che conosce bene, non mancano gli aneddoti e le leggende da ospedale che girano nei corridoi, affronta la malattia con coraggio dandole un aspetto originale e seducente. Non mancherà di dirci quello che, secondo lui, pensa Dylan dell’eutanasia e dell’accanimento terapeutico. Una versione che sembra, forse, troppo moderata se pensiamo soltanto all’Indagatore dell’Incubo, più logica per un fumetto Bonelli. E alla fine va bene così, è già tanto che si possano introdurre certi temi in un fumetto popolare. Per di più che tanto è bastato per attirare l’attenzione di tutti i media nazionali e questo può essere solo positivo vista l’esposizione praticamente nulla del fumetto in Italia.

Un racconto emozionante, struggente, a causa anche del piccolo Victor, un Virgilio per Dylan all’interno del Purgatorio della malattia. Un bel comprimario, più di Mater Morbi stessa, uno di quelli che non si dimenticano. I dialoghi forti e le frasi brillanti tipici di Recchioni (già autore del bel "Modulo A38" sulla serie regolare) e gli ottimi disegni di Massimo Carnevale non possono che lasciarci estasiati. Un fumetto che fa ovviamente pensare al doloroso tema in questione, ma anche sperare in una rinascita di Dylan Dog, complice pure l’albo del mese precedente, "Il Giardino delle Illusioni", della "revenante" Paola Barbato.
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