Recensione: Dylan Dog 270

Dylan e il Re delle Mosche
di Davide Paolino

DYLAN DOG 270
Autori: Giovanni Di Gregorio (testi), Luigi Piccatto (disegni), Angelo Stano (copertina)
Formato: 98 pagine, b/n, brossura, 21x16, 2,70 €
Editore: Sergio Bonelli Editore

Dylan Dog incontra il “Re delle Mosche”, due mondi opposti, due modi di vedere la vita e il futuro in modo completamente diverso. Il nostro Indagatore dell’incubo si ritrova, ingaggiato da una procace ricercatrice, nel mondo della chimica tra omicidi e la figura, insopportabile e nello stesso contempo misteriosa, del direttore del dipartimento: Laurence Skinner. L’albo è un viaggio di Dylan nel mondo della razionalità, fatto di ricerche, di camici bianchi, di risultati più che di persone. Ma, si sa, anche chi è paziente prima o poi fa conoscere il proprio lato oscuro, e l’università conosce ben presto la parola sangue. Ma cos’è una perdita umana in confronto ad un ideale? Ben poco.

Di Gregorio ha sviluppato una buona trama, con qualche caduta verso il basso, ma sembra reggere il confronto sulle 98 pagine. La figura di Skinner è perfetta, il viaggio onirico di Dylan è quanto di più azzeccato per questo personaggio sempre in bilico tra realtà e sogno e finzione. Piccatto, dal canto suo, sembra quasi rinato. Il suo tratto ricorda quello degli anni migliori, con qualche sbavatura, certo, ma una prova più che buona.

Appuntamento con “Il Piccolo Diavolo”, niente a vedere con il film di Benigni, tra un mese.
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