Recensione: Berserk 74

Battute finali per Berserk
di Giuseppe Nieddu

BERSERK 74
Autore: Kentaro Miura (testi e disegni)
Editore: 128 pagine, b/n, brossurato, 13×18, 2,40 €
Editore: Planet Manga

Gli ultimi capitoli di Berserk, capolavoro del fantasy-horror giapponese portato avanti sin dal 1989, ripagano l'attesa con cui il maestro Miura ci ha proposto la sua monumentale opera.

Nella prima parte, veniamo portati nel nostalgico passato di Gatsu, in un periodo compreso fra la sua fuga dalla compagnia capitanata dal suo mentore e patrigno, Gambino, e il suo incontro con la Squadra dei Falchi. Si tratta di un intermezzo all'interno del viaggio che compie il protagonista ed i suoi compagni verso la terra degli elfi. In quel periodo Gatsu era solo un ragazzo, che faceva l'unica cosa che aveva imparato a fare per sopravvivere, cioè combattere al soldo di chiunque potesse pagarlo. Viene raccontata una storia piena di bellezza ed innocenza, che può nascere anche nella guerra o in una prigione, e si conclude con una nostalgica e commovente riflessione. Nella seconda parte, invece ritroviamo vecchi personaggi che non si vedevano da tempo, dando in questo modo nuovi spunti e spiegazioni alla trama generale.

I disegni, come sempre, sono caratterizzati da una attenzione ai particolari che oramai fa scuola e rende inconfondibile in tratto di Miura nel mondo.

Una storia bellissima e coinvolgente che permette di allentare il respiro dopo la lunga saga del mare che venne narrata nei numeri precedenti.
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1 commenti:

  1. Articolo molto ben scritto, fà venire voglia di leggere quest'ultima uscita, ma io non lo farò e cercherò di spiegarne i motivi. Quando cominciai la serie di Berserk (andavo ancora al liceo) rimasi stupito. Miura attingeva agli incubi dell'occidente a piene mani in un affresco che faceva scontrare il bisogno di riscatto con l'orrore, l'innocenza con la perversione, l'amore con il disprezzo e la dannazione. Le immagini erano potenti e sconvolgenti, non solo per le scene di violenza, ma perchè nessuna suggestione veniva risparmiata, nessun grande pittore di incubi veniva ignorato. In Berserk c'è posto per H.R. Giger, per Alfred Kubin, per virgil Finlay, per john Buscema e per molti altri. Il suo Medioevo fantastico possiede la potenza simbolica di un "Secondary World" e quella allegorica di un "roman de la rose" e l'Anime in tre parti (non la serie) è un'opera di rara bellezza, dove persino le tecniche di guerra vengono rappresentate con verosimiglianza e attenzione per i dettagli. Tuttavia una serie che dura da vent'anni e che non accenna a smettere mi pare non solo eccessivo, ma anche offensivo. Offensivo per i lettori di lunga data, offensivo per i potenziali nuovi. E' come Robert Jordan che ha scritto dieci libri per allungare il brodo, poi è morto e ha lasciato il figlio a continuare la serie. Mi pare che Miura si sia lasciato prendere la mano già dieci anni fa, figuriamoci adesso nel 2014. Per me Berserk è finito per l'appunto dieci anni fa e riesumarlo adesso con altri flashback, altre linee narrative e nuove perversioni non ha assolutamente senso.

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