Focus: Johnny Comet

Più veloce di un proiettile
di Alberto Gallo 

JOHNNY COMET
Autori: Peter De Paolo e Earl Baldwin (testi), Frank Frazetta (disegni)
Formato: strisce quotidiane - tavole domenicali
Editore: McNaught Syndacate

30 maggio 1925. La Duesenberg di Peter De Paolo sta percorrendo il 50° giro della 500 Miglia di Indianapolis, quando il pilota deve tornare ai box. È in testa dall’inizio della gara, ma ora, dopo 160 km, le mani devastate dalle vesciche lo obbligano a uno stop forzato. Il volante della “Banana Wagon” (soprannome dato alla vettura per via della forma allungata) passa così al secondo pilota Norman Batten, che entra in pista in terza posizione, alle spalle della Miller di Earl Cooper e all’esordiente Ralph Hepburn. Otto giri più tardi Hepburn è costretto al ritiro e Cooper prende il comando della gara, ma il destino è in agguato: a 320 km dal traguardo, lo scoppio di una gomma fa schiantare la monoposto di Cooper contro un muretto di recinzione, facendolo uscire definitivamente di scena. La testa della corsa viene quindi presa da Dove Lewis sulla nuova Miller a trazione anteriore, la macchina più bassa e moderna dello schieramento. De Paolo non può più stare a guardare: richiamato Batten ai box, dopo 21 giri di pausa torna in pista in quinta posizione, lanciandosi in una memorabile rimonta. In dieci giri riduce il suo svantaggio da 43 a 17 secondi, guadagnando posizioni e avvicinandosi sempre più al battistrada. Quando Lewis torna ai box per il cambio gomme, il pilota della Duesenberg vola in testa e trionfa con un vantaggio di 54 secondi a una media di 162 km/h, diventando il primo driver a completare la 500 Miglia in meno di cinque ore. Resterà l’unico grande successo della sua carriera.


Nel 1934, undici giorni di coma provocati da un violento incidente in Spagna convincono De Paolo a ritirarsi dalle corse. L’ex pilota resta nel mondo dei motori come team manager e titolare di una scuderia, ma il 28 gennaio 1952 compare a sorpresa come sceneggiatore di un fumetto pubblicato sui quotidiani statunitensi: Johnny Comet, una serie distribuita dal McNaught Syndacate che ha per protagonista un pilota automobilistico attivo nel circuito di corse locali. Tra sabotaggi e cospirazioni, Johnny Comet affronta gangster e avversari pronti a tutto per metterlo fuori gioco dentro e fuori la pista. Al suo fianco la bionda Jean Fargo, affascinante progettista di un bolide temuto dalla concorrenza, con l’aiutante Sparky e l’anziano meccanico Pop Bottle insieme alla moglie Ma’. Pur con un buon cast di personaggi e una narrazione senza attimi di respiro, il grande motivo d’interesse di Johnny Comet è rappresentato dal reparto grafico. I disegni sono infatti affidati a un giovane artista di grande talento, destinato a diventare rapidamente uno dei più grandi illustratori di tutti i tempi: Frank Frazetta. Pur avendo solo 24 anni, nel 1952 Frazetta vanta già alcuni lavori interessanti: nei primi mesi dell’anno, ad esempio, lancia anche Thun’da King of the Congo, facendosi notare nel campo di quell’heroic fantasy di cui diventerà maestro assoluto. “Il McNaught Syndicate aveva visto le pagine di Thun’da in anticipo - racconterà Frazetta - e mi aveva offerto una striscia. Ero eccitato, anche se non ero entusiasta trattasse di corse automobilistiche. Ma sarebbe stata la mia striscia e ricordo di aver pensato: cavolo, avrò un lavoro fisso, farò un sacco di soldi”. Con Johnny Comet il giovane Frank riesce a farsi valere anche nel fumetto sportivo, al tempo piuttosto in voga grazie a strisce come Joe Palooka (ambientata nel mondo della boxe) e Ozark Ike (incentrata sul baseball). Caratterizzate da una forte impronta realistica e un grande dinamismo, le vignette di Frazetta mettono in scena duelli all’ultima curva e incidenti spettacolari con la maestria di un veterano, ponendo l’artista di Brooklyn un gradino sopra molti altri colleghi. Costruite con una profonda conoscenza anatomica spingendo l’acceleratore su espressività e recitazione, le sue figure sono animate da un incredibile senso di naturalezza esaltato soprattutto dalle affascinanti protagoniste femminili, capaci di illuminare la scena con la loro avvenenza. È interessante notare come Frazetta caratterizzi i personaggi secondo una classificazione concettuale ben definita: Johnny Comet (l’eroe) è un bel ragazzo alto e muscoloso, le giovani donne sono sempre eleganti e sensuali, i nemici e i gangster appaiono solitamente brutti, quasi sfigurati, mentre molti comprimari hanno un aspetto bizzarro, al limite del caricaturale. Una lezione che rimanda in parte a Chester Gould e Milton Caniff (la mora Raven Rockett sembra una dark lady strappata dalle pagine di Terry e i pirati), autori di cui si avverte l’influenza al pari di Alex Raymond e Noel Sickles. In queste strisce si ha davvero la sensazione che Frazetta abbia assorbito gli insegnamenti di grandi artisti con stili molto diversi tra loro, riuscendo in qualche modo ad amalgamarli e metterli al servizio del suo stile. Mentre le gare e il mondo delle corse fanno sostanzialmente da cornice alle vicende, viene dato grande spazio alle ambientazioni dell’America rurale degli anni Cinquanta, di cui Frazetta ricrea le atmosfere in maniera esemplare, così come disegna impeccabilmente le automobili. Nel corso della serializzazione, il disegno del giovane Frank mostra un’evoluzione continua, sempre mantenendo un altissimo standard qualitativo: stupisce come tutto sia curato nei minimi particolari e nessun dettaglio sia fuori posto, a maggior ragione trattandosi di un fumetto seriale realizzato da un autore nemmeno trentenne. L’abilità del disegnatore risulta ancora più evidente osservando le tavole originali, dove la fluidità delle pennellate con cui vengono delineate le figure e il fitto lavoro di pennino, a volte usato per modellare con la luce il volume dei panneggi, si svelano in tutta la loro meraviglia, a fronte di una qualità di stampa inevitabilmente destinata ad appiattirli senza rendere completamente giustizia al lavoro dell’artista.


Il 1952 si rivela così un anno cruciale nella vita di Frazetta. Grazie a Thun’da e Johnny Comet inizia a farsi notare come uno dei migliori nuovi talenti, mentre sul fronte privato incontra la donna che diventerà sua moglie. Nonostante la classe del giovane disegnatore, però, Johnny Comet non incontra particolare fortuna nel pubblico. Se inizialmente strisce quotidiane e tavole domenicali presentano due storie d’avventura separate, dall’agosto 1952 le strisce continuano a proporre storie d’azione, mentre le pagine domenicali vedono i personaggi principali alle prese con situazioni umoristiche. Nel novembre dello stesso anno, si procede con un cambio radicale: con l’entrata in scena di un produttore intenzionato a trasformare Johnny in una star del cinema, dal 1° dicembre 1952 protagonista e serie cambiano nome in Ace McCoy. Pur mantenendo lo stesso cast di protagonisti, l’ambientazione si sposta a Hollywood, dove il pilota muove i primi passi da attore. Solo a quel punto compare nei credits il nome di Earl Baldwin al posto di Peter De Paolo: secondo Al Williamson, Baldwin era stato il vero sceneggiatore della serie fin dall’inizio, ma l’editore aveva usato il nome di De Paolo per sfruttarne la popolarità ottenuta grazie alla grande impresa di Indianapolis. La rivoluzione, però, non dà i frutti sperati: il 31 gennaio 1953 la serie chiude definitivamente i battenti lasciando incompiuta la storia in corso, proprio mentre il lavoro di Frazetta viaggia spedito verso l’apice della sua produzione. Sono trascorsi solo 372 giorni dall’inizio della pubblicazione.


Mentre altri fumetti sono stati riscoperti nel corso del tempo, con il passare degli anni nemmeno il successo planetario di Frazetta ha portato a una vera rivalutazione di Johnny Comet, facendolo diventare uno di quei gioielli inspiegabilmente noti soltanto a pochi addetti ai lavori e agli appassionati più sfegatati. Eppure, nonostante uno stile fisiologicamente datato, ancora oggi i disegni presentano spunti d’interesse sufficienti a non catalogare la serie come un reperto da storia del fumetto. Sotto diversi profili, infatti, l’aspetto grafico si presenta più fresco e moderno rispetto ad altri titoli dello stesso periodo, senza dimenticare una trama che (pur risultando piuttosto ingenua) regala una narrazione avvincente giocata su ritmo e azione: i personaggi passano senza sosta da un’avventura all’altra, mentre l’incolumità del protagonista è continuamente minacciata da complotti tramati alle sue spalle. Curiosamente, inoltre, in alcune vignette compaiono anche didascalie contenenti consigli di educazione stradale. Le diverse riedizioni proposte nei decenni (comprese quella italiana pubblicata dall’ANAFI nel 1993, che raccoglie le strisce quotidiane fino al 30 novembre 1952) non hanno mai ristampato integralmente la serie. Qualcosa si sta muovendo nella penisola iberica, dove un editore promette da un paio d’anni la prima edizione integrale al mondo di Johnny Comet. La speranza in un ritorno di fiamma, insomma, resta accesa. Senza una riscoperta, più che come una cometa, il buon Johnny avrà attraversato i cieli del fumetto come una meteora.

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