Recensione: Outcast 3

Il segno del Diavolo
di Matteo Spadini

OUTCAST 3
Autori: Robert Kirkman (testi), Paul Azaceta (disegni)
Formato: 48 pagine, b/n, brossurato, 16x21, 2,30 €
Editore: saldaPress

Continua il percorso intrapreso da Kyle Barnes, protagonista della nuova serie di Robert Kirkman, che con il supporto del reverendo Anderson - in certi momenti è quasi Kyle che guida lui e non viceversa - cerca di estirpare il male che si è annidato nelle anime di certi individui, che ormai sono quasi totalmente fuori controllo. Cerca di scoprire, soprattutto, il motivo per il quale sembra essere divenuto il Re Mida dell’esorcismo, o qualcosa del genere.

Dal primo numero di Outcast fino a questo, che chiude inevitabilmente il primo ciclo narrativo, è forse stata messa poca carne al fuoco ma certamente di notevole qualità. "Ricevi il tuo marchio", senza dubbio il numero più intenso ed inquietante, rappresenta il famoso punto di non ritorno, il momento in cui ci si rende conto che non è possibile tornare indietro e che probabilmente sarà quasi un suicidio andare avanti. Lo sa bene il reverendo Anderson, mai come ora logorato e segnato da eventi e nemici che sembrano essere fuori dalla sua portata, mentre il doloroso passato continua a perseguitare, senza tregua, il presente di Kyle.

Ci sembra evidente che Kirkman si diverta a sperimentare con qualcosa che è molto distante dalla sua creatura più famosa (quella che parla di morti viventi); in Outcast, il ritmo è assolutamente rilassato e il nemico, agghiacciante per quanto sconfinato e in parte sconosciuto, non si affronta con le solite armi.

Difficile, poi, commentare il lavoro di Paul Azaceta rendendo davvero l’idea di quello che assorbono i nostri occhi. Se Outcast vi metterà a disagio, gran parte del merito sarà dei disegni di Azaceta; guardate i volti delle persone a cui è stata tolta la ragione, e poi ci direte.

Dispiace solo per l’attesa che siamo costretti a sopportare, fra un numero e l’altro. Outcast è intrigante, e due mesi sono decisamente troppi.
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