Recensione: Dylan Dog 259

Il solito Dylan Dog in salsa gialla
di Alessandro Neri

DYLAN DOG 259
Autori: Luigi Mignacco (testi), Corrado Roi (disegni), Angelo Stano (copertina)
Formato: 98 pagine, b/n, brossurato, 21x16, 2,70 €
Editore: Sergio Bonelli Editore

Uno scrittore di successo, Luc Faraday, fa ricorso a Dylan Dog perché non sa più cosa è vero e cosa la sua mente gli fa vedere. Anni prima i suoi nonni, la sua unica famiglia, sono stati massacrati. Una banda di rapinatori è stata incolpata per il duplice omicidio, ma ora il loro capo è evaso di prigione. Nel frattempo lo scrittore ha delle visioni ed è convinto che in realtà siano stati gli alieni a compiere questi assassini efferati.

Mignacco (Il Detective senza Nome, Martin Mystère, Nick Raider, Mister No, Dampyr), che nel tempo si è fatto sempre più raro sulle pagine di Dylan Dog, scrive un giallo in piena regola, certo non male e ricco di colpi di scena, ma non è quello che ci aspettiamo leggendo un albo dell’Indagatore dell’Incubo.

Roi (ex-copertinista di Brendon e disegnatore dalla carriera analoga a quella di Mignacco, considerato che ha lavorato, tra le altre, per le stesse serie bonelliane dello sceneggiatore) mancava dalle pagine di Dylan Dog dal numero 249, "I ricordi sepolti", scritto proprio dall’amico Mignacco. I suoi disegni, caratterizzati dal tratto fino e dagli inchiostri pesanti, sono eccellenti come al solito. Molto bella anche la copertina di Stano, una delle migliori degli ultimi tempi.

Per il numero seguente la gaffe de "La Furia dell’Upyr" (un mese prima sulle pagine di Dampyr del numero 95 si era già parlato di upyr), che mostra ancora una volta una certa disorganizzazione in Via Buonarroti dopo il “doppione” delle storie di Dylan Dog 255 e 256, ci saremmo aspettati una storia migliore per farci dimenticare la figuretta.
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