Recensione: AvX 4

L'esplosione di AvX
di Gianlorenzo Franzì 

AVX 4
Autori: Jason Aaron, Brian Michael Bendis, Ed Brubaker, Matt Fraction e Jonathan Hickman (testi), Olivier Coipel e Adam Kubert (disegni)
Formato: 48 pagine, colore, spillato, 17x26, 3 €
Editore: Panini Comics

Prima che iniziasse, in molti si erano interrogati sulla reale necessità di un crossover come "AVX", ovvero uno slugfest proprio dopo il flop qualitativo di "Fear Itself", e specialmente in un momento in cui la Marvel aveva finalmente ricostruito in maniera compatta il suo Universo grazie alle sapienti trame di Brian M. Bendis. Poi, dopo la pubblicazione del primo numero, un sospiro di sollievo: AVX non era affatto (o non solo) un festival dei cazzotti fra Vendicatori e mutanti, bensì una storia con un obiettivo ben preciso e tante svolte mozzafiato. Ma soprattutto, e questo è diventato ben chiaro dopo aver passato il giro di boa con i round 5 e 6, una storia che rinverdiva i fasti di "Civil War" ponendo i nostri protagonisti in situazioni piene di dubbi etici, sul ruolo dell’"eroe" e sulle sue reali responsabilità in un mondo reale. Certo, niente di nuovo sotto il sole (sono teoremi e parabole che insidiano il genere superomistico dai tempi di Watchmen e da quando il signor Moore ha messo mano all’universo degli eroi), ma qualcosa di sconvolgente se si pensa che protagonisti sono gli X-Men e i Vendicatori (i primi già avvezzi a dilemmi esistenziali, i secondi più lontani da tematiche pesantemente sociali) ma supergruppi ultimamente dediti solo a darsele di santa ragione. 

E quindi, ben venga questo "AVX", se significa l’ennesima scossa all’Universo Marvel, che, come dicevamo sopra, non è mai stato così coeso dopo l’operazione di restyling compiuta dal genio di Bendis e iniziata in maniera larvata con "Secret War", proseguita con "House of M" ed esplosa con "Avengers Disassembled" e definitivamente deflagrata con "Civil War" e via crossoverando.

Nei Round 7 e 8, presenti nel volume AVX 4 di questo mese di febbraio, prosegue la crociata dei Phoenix Five verso la meta che, a loro, sembra quella giusta, ovvero una Pace globale ottenuta grazie ai poteri che la Fenice ha donato loro, frazionandosi in cinque parti. Ma se fino ad ora i mutanti, perseguitati e ingiustamente vessati fino quasi all’estinzione, erano sembrati nel giusto, con questi due episodi entriamo nella terza fase del racconto che rovescia ancora una volta le parti: anche gli Avengers, finora descritti come soldati simil-fascistoidi, hanno accenni di umanizzazione grazie ai personaggi di T’Challa e Tony Stark. Ma nubi scurissime si addensano all’orizzonte, mentre si prepara la discesa in campo di Charles Xavier in quello che sarà la resa dei conti più destabilizzante e sconvolgente della storia Marvel.

Complessivamente, AVX 4 conferma l’ottima resa della storia, dell’impianto narrativo e della coesione fra i cinque scrittori che si danno la staffetta (Bendis, Fraction, Brubaker, Aaron, Hickman); e come in ogni grande romanzo che si rispetti, dopo un inizio in crescendo (AVX 1), dopo un passo deflagrante (AVX 2 e 3) e prima del gran finale, questi episodi risuonano un po’ interlocutori e tesi ad approfondire le situazioni delle parti. 

Unica pecca, la resa incredibilmente bassa dei disegni dell’altrove sempre geniale Adam Kubert, che nel Round 8 si dimostra addirittura con un segno quasi irriconoscibile per i suoi - elevatissimi - standard.
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