Recensione: Dylan Dog 333

Stridore! Orrore!
di Emiliano Berdini

DYLAN DOG 333
Autori: Fabio Celoni (testi e disegni), Angelo Stano (copertina)
Formato: 98 pagine, b/n, brossurato, 16x21, 3,20 €
Editore: Sergio Bonelli Editore

C'è qualcosa che stride fin dalla prima vignetta, in questo nuovo numero di Dylan. Un numero importante: il 333, che è la metà di 666 che è una cifra dylandoghianamente di un certo rilievo.

Stride, sì. Abbiamo questo brutto cielo autunnale, ma brutto, non plumbeo. Un cielo tossico, maligno, sporco. Un cielo che fa paura.

E sotto questo cielo da fine del mondo, due file di persone e bambini in attesa: frementi, festanti, sorridenti, in attesa di qualcuno. Ed è qui che stride il tutto: sotto quel cielo non si può essere frementi-festanti-sorridenti. Nè tantomeno in attesa: cosa potrebbe mai portare di buono?

Ma forse ci sbagliamo noi, forse il buon Fabio Celoni (autore completo di questo numero) vuole solo creare un'atmosfera inquietante per tenerci sulle spine. In fondo Dylan in copertina aveva un sorriso da buontempone.

O no? No.

Ecco che si appropinquano i personaggi tanto attesi, coloro che hanno dato il titolo all'albo: "I raminghi dell'autunno", nome invero evocativo. I bambini urlano festanti, e vi garantiamo che quel senso di stridore di cui sopra aumenta di livello: non c'è nulla di bello e buono in questi soggetti da luna park horror.

In confronto a tutti loro, il Pennywise di IT è una figura goliardica e fors'anche bonacciona. Dylan li odia, e non solo per il suo (ma non solo il suo, vero?) terrore infantile per i clown, ma perché, e lo veniamo ad apprendere nel corso della storia, il suo miglior amico, il nostro e vostro Groucho, ha mollato tutto e se n'è andato via con loro.

Già, Groucho è un ramingo dell'autunno, nascosto sotto qualche maschera da horror clown. Ma Dylan non ha accettato, non ha perdonato, e per scoprire i perché e i percome del comportamento del suo amico, dovrà scoprire cosa si cela in realtà dietro le quinte della congrega di giocolieri e prestigiatori, in un gioco di illusioni, di specchi magici e morti presunte. Fino a farci chiedere alla fine dell'albo, se era tutta una stridente finzione o una realtà troppo spaventosa.

Ottima prova quella di Fabio Celoni, come dicevamo prima autore completo, sia ai testi che ai disegni, che traccia i fili di una storia fuorviante, che conduce sempre più Dylan fuori dal piattume dell'ultimo quinquennio (e oltre), collaborandola con un tratto sporco, dove il nero si squaglia prepotente sul bianco, in un gioco di pochissime luci e molte ombre.
Share on Google Plus

About ComicsViews

0 commenti:

Posta un commento