Recensione: Dylan Dog Color Fest 2

Un Color dall'amaro in bocca
di Alessandro Neri

DYLAN DOG COLOR FEST 2
Autori: Alessandro Bilotta, Paola Barbato, Pasquale Ruju e Giovanni Gualdoni (testi), Carmine Di Giandomenico, Angelo Stano, Nicola Mari e Roberto De Angelis (disegni), Studio Tenderini e Angelo Stano (colori), Tanino Liberatore (copertina)
Formato: 132 pagine, colore, brossurato, 21x16, 4,80 €
Editore: Sergio Bonelli Editore

Stessa formula del primo Color Fest, quattro storie realizzate da autori bonelliani e da guest star, fin dalla copertina, disegnata e dipinta da Tanino Liberatore.

Con "Il Pianeta dei Morti" Bilotta trasporta un Dylan Dog invecchiato in un mondo futuristico in cui umani e zombie non riescono a convivere (strano vero?) e Dylan si schiera inaspettatamente, o forse il contrario, dalla parte dei morti viventi. Storia carina.

Poi è il turno della ritornante (ma non nello stesso senso) Barbato e del suo "Videokiller". Dylan riceve un filmato in cui assiste alla sua morte. Scatta la disperata ricerca del luogo in cui dovrebbe morire. Il racconto è avvincente, mozzafiato, ma proprio quando la storia sembra arrivare al suo punto di maggior tensione, finisce lasciandoci ovviamente profondamente delusi e con l’amaro in bocca.

Il "Mago degli Affari" è la storia più classica, una che avrebbe potuto essere tranquillamente inserita nella serie regolare di Dylan Dog, proprio per il fatto che Ruju scrive la solita storiella banale che non ha niente a che vedere con l’Indagatore dell’Incubo di diversi anni or sono, né con questa sorta di "What If" che compongono questo speciale estivo.

Altra storia assurda, un po’ come quella di Bilotta, è l’ultima, "Inferno in Terra". Gualdoni catapulta Dylan in una Londra che combatte una guerra contro un nemico invisibile. Un po’ troppo moralsita sdolcinata forse, ma nel complesso per niente male, ottima la chiusura di Groucho (che anche ne "Il Pianeta dei Morti" ricopre un ruolo alquanto originale…).

Per quanto riguarda i disegni di Di Giandomenico, Stano, Mari e De Angelis e la colorazione dello Studio Tenderini (ormai coloristi quasi ufficiali della Bonelli) e dello stesso Stano (che dipinge la propria storia) sono davvero ottimi. Forse solo le ombre di Mari ci perdono un po’. Per non parlare poi della sensazionale copertina di Liberatore, che, vedrete, ha un suo perché, come già accennavamo.

Insomma, giudizio moderato sul tanto atteso secondo Color Fest. In generale storie eccitanti, ma alle quali manca qualcosa, nel peggiore dei casi la fine. Comunque vale sicuramente l'acquisto rispetto alla serie regolare.
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