Recensione: Deadwood Dick - Tra il Texas e l'Inferno

Un eroe moderno in un mondo antico
di Giuliano Scialpi

DEADWOOD DICK - TRA IL TEXAS E L'INFERNO
Autori: Joe R. Lansdale (soggetto), Maurizio Colombo (sceneggiatura), Pasquale Frisenda (disegni e copertina)
Formato: 144 pagine, b/n, cartonato, 22x30, 19 €
Editore: Sergio Bonelli Editore

I punti di forza dell'elegante volume cartonato edito da Sergio Bonelli Editore di Deadwood Dick, intitolato "Tra il Texas e l'Inferno" sono sicuramente tanti: le illustrazioni e la copertina di Frisenda che ben predispone il lettore, l'interessante intervista allo scrittore Joe R. Lansdale dal cui racconto è tratto l'episodio (che unisce i numeri 3 e 4 della serie regolare), ma soprattutto i dialoghi e le didascalie che riportano i pensieri del protagonista. Questi, grazie anche all'interpretazione dello sceneggiatore Colombo, sono intrisi di un'ironia "bastarda" degna del migliore Sergio Leone, re indiscusso dello "spaghetti western", genere cinematografico reimportato in America, dalla quale tuttavia aveva preso origine.

Il protagonista, contrariamente alla maggioranza degli eroi del genere di cui parliamo (pensiamo a Tex, Kinowa, Ken Parker, Jonah Hex o Lone Ranger) è nero, ma non è certo un caso se anche Quentin Tarantino nel suo film "Django Unchained" ha fatto la medesima scelta; questo espediente consente  di inspessire il carattere dei personaggi con un passato difficile alle prese con la discriminazione razziale, nonché di esplorare tematiche care alla moderna sensibilità quale l'integrazione e lo sfruttamento degli immigrati.

Ma tornando ai dialoghi ed alle didascalie, essi denotano il carattere di un uomo che ha visto troppa crudeltà (in particolare nella Guerra di Secessione alla quale aveva partecipato) per non farsi avanti a fermarla ogniqualvolta gliene si presenti l'occasione, ma che ha anche acquisito una visione disincantata su di essa come facente parte ineluttabilmente della vita e della realtà. Così dei fortuiti incontri si trasformano in un carosello di avventure che visti con lo sguardo giusto potrebbero addirittura sembrare comici nella loro tragicità. Questo perché il Nostro si gioca la vita cercando di salvare dapprima una cantante prostituta in viaggio verso il saloon di destinazione e poi un nero che scappa dalle ire di bianchi che vogliono linciarlo. Starà a lui quindi scontrarsi con un intero paese o forse con una intera mentalità ancora diffusa negli Stati ex confederati per fare ciò che è giusto.

I canoni del genere sono tutti rispettati e l'eroe è ovviamente infallibile con la pistola ed il fucile, svelto di lingua e pensiero, agile come un gatto e resistente come un orso, insomma il perfetto stereotipo del vendicatore di una terra dove la legge è purtroppo ancora quella del più forte.
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