Recensione: Coda 1

Magie a fin di bene
di Matteo Spadini

CODA 1
Autori: Simon Spurrier (testi), Matias Bergara (disegni), Michael Doig (colori)
Formato: 128 pagine, colore, cartonato, 17x26, 16 €
Editore: Panini Comics

La magia è scomparsa e per rimediare parzialmente alla sua mancanza ci si inietta una potente quanto pericolosa sostanza di un verde acceso. A regnare in questo mondo, dopo il caos, è sempre il caos, anche se molto meno cupo rispetto a prima (flashback con disegni, colori e didascalie che omaggiano palesemente Il Signore degli Anelli), e con esseri che vagano sperando di sopravvivere in qualche modo, eroi improvvisati in cerca di un domani.

In questo distopico scenario si colloca il nostro protagonista, un bardo senza nome, una specie di poeta che con i suoi versi e le sue bugie, e con l’indispensabile aiuto di un pentacorno, si fa strada in un mondo sconfinato per salvare e proteggere sua moglie, una creatura che si rivelerà essere molto più forte e coraggiosa di lui.

Simon Spurrier e Matias Bergara creano un mondo in cui a dominare sono le false amicizie e i vecchi rancori, lo sterminato inganno dei sentimenti e il naturale amore per la vita e per la morte, le cose non dette, quelle dette a metà e quelle dette al contrario di come sono andate in realtà.
La coscienza del bardo, che non è altro che un comune uomo con i suoi problemi, viene costantemente messa alla prova da situazioni ed eventi che ormeggiano sul suo stomaco; l’uomo senza nome, che non a caso viene chiamato “Mmm” dalle molte creature che incontra, non è ancora in grado di assumersi le sue responsabilità fino in fondo, di accettare ciò che le proprie azioni lo portano ad essere, di guardarsi dentro e condurre in porto, finalmente, la sua vera natura (dopo aver letto il volume, dategli uno sguardo d’insieme con “Harbour” di Moby in sottofondo).
Non è una casualità se la persona che tocca i tasti più dolenti dell’anima del bardo, senza alcun imbarazzo, sia una ragazzina che lo “perseguita” da tempo e che ha visto in lui del buono; “è che sei allergico alle complicazioni...” gli dice, “sei solo troppo spaventato per farti coinvolgere”.

I disegni dalle linee sottili, e soprattutto i brillanti colori di Bergara (e di Michael Doig), si scontrano con la pesante crudeltà di certe scene di una sceneggiatura notevole che rende la storia intensa in ogni momento. I personalissimi sguardi di ogni personaggio e quelli del bardo che si rivolgono spesso verso l’alto ci rivelano delle personalità uniche, fortemente legate alle loro azioni e alla loro storia. Forse, alla lontana, c’è un po’ di Paul Pope nel caos visivo di certi scenari, ma in realtà c’è l’enorme talento di un disegnatore uruguaiano che si è affacciato da poco negli States e che, speriamo, si faccia notare ancora a lungo.

Il primo volume di Coda è un fumetto essenziale, che mette le basi per una saga che potrebbe contare, umanamente, davvero molto.
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