Recensione: Zagor Collana Darkwood 1

Zagor di nuovo a strisce!
di Elio Marracci

ZAGOR COLLANA DARKWOOD 1
Autori: Moreno Burattini (testi), Gianni Sedioli e Marco Verni (disegni e copertina)
Formato: 64 pagine, b/n, brossurato, 16x18, 2,50 €
Editore: Sergio Bonelli Editore

Tutti gli appassionati sanno che Zagor, eroe a fumetti ideato nel 1961 da Guido Nolitta, pseudonimo di Sergio Bonelli, e realizzato graficamente da Gallieno Ferri, inizialmente è stato pubblicato nel formato a strisce.
Tra il giugno 1961 e il novembre 1970 infatti, sono usciti 239 albetti di questo personaggio, divisi in quattro serie, nel formato orizzontale tipico del periodo e anche la primissima avventura dello Spirito con la Scure, dal titolo “La foresta degli agguati”, ha visto la luce in questa veste.

Considerato che ancora oggi, dopo esser diventato protagonista di una collana pubblicata ininterrottamente dal 1965, il personaggio gode di enorme successo, dopo quasi cinquant'anni dall'ultima, è uscita, a partire dal mese di maggio, una nuova serie di strisce, composta da sei episodi quindicinali commercializzati ad un prezzo popolare nelle fumetterie italiane e sullo shop on line di Sergio Bonelli Editore, oltre che nelle maggiori fiere di settore, dal titolo Zagor Collana Darkwood.

Il compito di non far rimpiangere le prime storie del re di Darkwood, è toccato allo sceneggiatore Moreno Burattini e alla coppia di disegnatori Gianni Sedioli e Marco Verni.

La sceneggiatura del primo numero dal titolo “Il battello dei misteri”, che presenta ai lettori un battello militare, disperso a causa della piena di un fiume, che viene ricercato affannosamente dall’esercito a causa di un carico segreto e pericoloso presente nella sua stiva, come sempre d'altronde quando si parla del lavoro di Burattini, è molto appropriata anche se, a causa della lunghezza ridotta, molto compressa, concitata e ricca di colpi di scena fin dall'inizio.

Sul fronte dei disegni invece, la coppia Sedioli-Verni, tra le più gettonate del team zagoriano, che si è occupata anche della copertina, con un tratto molto caratteristico, che ricorda da vicino quello del decano Gallieno Ferri, ha curato gli sfondi fin nei minimi dettagli e ha reso i personaggi in maniera perfetta per quel che riguarda le espressioni dei volti e la sensazione di movimento.

Il ricorso a stilemi, come l'uso delle didascalie, ritmo e tratto propri degli anni '60, non ha sminuito poi la bellezza di un prodotto che può essere considerato un ponte tra la tradizione, dettata da più di cinque decenni di avventure, e quella modernità che sarebbe auspicabile per far conoscere e apprezzare il personaggio alle nuove generazioni.

Alla luce di quanto scritto quindi, si può affermare, senza paura di smentita, che l'acquisto e la lettura di Zagor Collana Darkwood, oltre che consigliato per tutti, sia obbligato per due categorie di persone: chi gli albetti a strisce se li ricorda, per averli letti all'epoca o per averli visti in mano a nonni, papà o fratelli più grandi e coloro che invece delle strisce hanno soltanto sentito parlare e vogliono provare a scoprire quale fosse il loro fascino e che cosa provassero i ragazzi di un tempo stringendo in mano quelle piccole pubblicazioni che hanno segnato un'epoca.
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