Recensione: Tex Magazine 2

Gli ultimi secondo Tex
di Giuliano Scialpi

TEX MAGAZINE 2
Autori: Antonio Zamberletti e Chuck Dixon (testi), Walter Venturi e Michele Rubini (disegni), Claudio Villa (copertina)
Formato: 176 pagine, colore e b/n, brossurato, 16x21, 6,30 €
Editore: Sergio Bonelli Editore

Da quando è nato agli inizi del Novecento fino ad oggi, il genere Western è stato esplorato in lungo ed in largo. Letteratura, cinema e non per ultimo il fumetto hanno descritto tutti i possibili scenari e le possibili situazioni passando di certo in questo arco di tempo attraverso le diverse sensibilità della società in trasformazione. Ed ecco negli anni sessanta il revisionismo (indimenticabile Soldato blu) che trasforma gli Indiani d’America da spietati guerrieri assetati di sangue in patrioti della propria terra e difensori della libertà, o l’onda lunga dello “Spaghetti western” (nel cui genere spicca l’immortale Sergio Leone) che dall’Italia risbarcò oltreoceano rivitalizzando il genere.

In questo numero di Tex Magazine Zamberletti e la guest star Dixon, autori delle due storie, avvalendosi dell’abilità dei disegnatori Venturi e Rubini rivisitano “piste già battute” per usare una metafora western, aggiungendovi il proprio sentire che è il contributo migliore (e forse unico) che si possa dare.

Nella prima avventura, “Freedom ranch”,  Tex e Carson caveranno le castagne dal fuoco ad un gruppo di neri reduci della Guerra di secessione, che difendendo il proprio ranch combattono pregiudizi ancora imperanti. Pregiudizi che sono sempre gli stessi anche se si indirizzano a bersagli differenti: neri, pellerossa o semplici contadini, e che sono l’esemplificazione della sempiterna oppressione dei più forti verso i più deboli, motivi per i quali sono nate le istituzioni e le leggi di cui i nostri due pards sono i difensori.

Nel secondo racconto, “Terrore tra i boschi”, un sistema corrotto che si traveste dell’autorità della legge per sfruttare mano d’opera a costo zero viene sgominato da Tex e Tiger Jack in cerca di Kit Willer finito per un caso sfortunato nelle maglie di questa organizzazione criminale. Anche qui gli ultimi della società, rappresentati dalla tribù degli Zuni, sapranno far valere i propri diritti contribuendo alla risoluzione della faccenda.

Disegni adeguati ma Rubini gioca di più coi chiaroscuro, complice la varietà di ambientazione (viaggio in treno, montagne boscose e villaggio indiano) rispetto al collega Venturi costretto al sole spietato dell’Arizona della vicenda da lui illustrata.

Sinceramente dedicato ai veri appassionati che non hanno più nulla da chiedere al personaggio.
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