Recensione: Fran

Rumore muto
di Valeria Lattanzio

FRAN
Autore: Jim Woodring (testi e disegni)
Formato: 120 pagine, b/n, 17x24 cm, 17 €
Editore: Coconino Press

I fumetti di Jim Woodring sono muti e non hanno mai avuto bisogno di parole. Con dei tratti tanto precisi, visionari, ricchi, la parola sarebbe quasi un indebolimento, un deterioramento della ricchezza del disegno. Woodring è probabilmente uno degli autori che più riesce a valorizzare la mancanza di linguaggio: con dei personaggi così espressivi il dialogo è tutto, inevitabilmente, nella mente del lettore. E questo è vero anche per le sequenze narrative: è lisergico, surreale, eppure chiarissimo. Il suo universo, quello che è noto come Unifactor, è perfettamente coerente, finché resta all’interno delle sue opere. Del resto è un mondo che lui è abituato a ritenere plausibile, costretto come è sin da bambino ad allucinazioni d’ogni sorta che hanno poi ispirato i suoi lavori. L’Unifactor è un posto simbolico e teatrale che vede come protagonista, tra gli altri, Frank, il più noto personaggio di Woodring. Lo ammirano, per fare qualche nome, Francis Ford Coppola (per lui, Frank offre “caramelle che provengono da un altro pianeta”), Scott McCloud, Daniel Clowes, Neil Gaiman (Frank “riorganizzerà la vostra coscienza e riprogrammerà quello che c’è dentro la vostra testa”).

Frank è un animale antropomorfo dentuto e di specie non certa. Assomiglia a un orso, a un coniglio, a un cane, a un gatto. Ad ogni modo, esiste e se ne va in giro per l’Unifactor mentre accadono cose irreali e terribili – ogni tanto, anche ironiche. Frank sembra un qualcosa che potrebbe essere stato ugualmente creato da Disney (o dai primi esperimenti d’animazione di Max Fleischer), da Salvador Dalí, da Joan Miró, da Edvard Munch o da un sogno simile a un incubo. Frank è “innocente ma non magnanimo, mortale e che un giorno dovrà morire”. L’abbiamo visto in Weathercraft (quello che è riconosciuto come il suo capolavoro) e ne Il congresso degli animali, e adesso Coconino Press porta in Italia anche un altro volume, Fran, da intendersi come terzo della trilogia ma leggibile in fondo anche a sé.

Fran è la controparte femminile di Frank, la sua anima gemella. L’aveva incontrata ne Il congresso degli animali e la ritroviamo qui. Somiglia a lui anche fisicamente (coerentemente con l’ispirazione disneyana di cui sopra), ha soltanto le orecchie più lunghe e appare più delicata e sottile, anche nei movimenti. La loro storia è un carnevale fantastico che, come al solito, a un certo punto s’interrompe. Si frantuma l’idillio assieme a uno strano proiettore trovato da Frank sottoterra che permette, collocato sulla testa, di osservare le proprie esperienze passate. Al rifiuto di lei d’indossarlo, Frank perde le staffe e Fran, dopo aver rotto il marchingegno, fugge infastidita abbandonandolo. Frank capisce quindi di aver sbagliato e parte per il suo viaggio fatto di strani paesaggi, specchi e mostri plurioculati. Fran è forse il lavoro più maturo di Woodring, a oggi, almeno per quanto riguarda l’aspetto puramente narrativo: si ha infatti la sensazione di trovarsi davanti a una storia non soltanto illustrata magnificamente, ma coerente e ben delineata. Mai era stato possibile entrare così a fondo nella psicologia di Frank, nei suoi sentimenti che apparivano più come un qualcosa di imposto che di (appunto) sentito. Non è qui, allora, soltanto antropomorfo, ma “antropo” in tutto, dotato cioè di un’umanità straordinaria e complessa. La gelosia, il pentimento, la ricerca. Azioni tipicamente associate alle persone. Il tutto unito a senso dell’ironia e del grottesco.

Fran è una storia che attraverso una narrazione che assomiglia a quella di un corto, o di una favola macabra, ci parla del compromesso necessario in amore, del rimpianto, dell’analisi, della scoperta di sé e, di conseguenza, degli altri. Nella sua follia è prodigiosamente coeso e, per qualsiasi amante del fumetto, necessario. Coi suoi tratti incisi alla Gustave Doré e muti, non c’è una sola vignetta di Fran che non faccia rumore. 
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