Recensione: L'Uomo Ragno 471

Inizia il post Civil War per Spidey
di Roberto Serafinelli

L'UOMO RAGNO 471
Autori: J. Michael Straczynski e AA.VV. (testi), Ron Garney, Bill Reinhold e AA.VV. (disegni)
Formato: 80 pagine, colore, spillato, 17x26, 2,80 €
Editore: Panini Comics

Così com'era accaduto dopo l'uscita nelle sale del film sugli X-Men, il successo in celluloide del look "dark" irrompe anche nella versione cartacea delle avventure del Tessiragnatele. A causa della pubblica rivelazione della sua identità nel corso di "Civil War", il nostro è ora esposto agli attacchi dei malavitosi, decisi a far scontare a Spidey tutte le sconfitte subite. Per far ciò sono disposti a tutto, infatti Kingpin assolda un sicario per fargli uccidere May, la zia di Peter Parker. Roso dal senso di colpa e dalla rabbia verso il mandante dell'attentato, l'Uomo Ragno decide, per incutere timore nei sui nemici, di rispolverare il look dark di fine anni Ottanta. Nonostante lo sfoggio del costume nero in copertina possa suscitare clamore, la storia è abbastanza fiacca. Sembra che tutto quanto sia solo un affresco, costruito interamente attorno al ritorno in nero del protagonista. Le matite di un piattissimo Ron Garney, lontano anni luce dai fasti di Capitan America, non aiutano.

Segue una storia a tinte horror di Roberto Aguirre-Sacasa, nella quale un redivivo nemico fornisce ad alcuni giovani una formula in grado di replicare i poteri dell'Uomo Ragno, nonostante questi poteri celino un terribile segreto. Senza infamia e senza lode, questa storia viene tuttavia impoverita dalle improbabili e grottesche matite di Angel Medina.

Infine, seguono un dimenticabilissimo Marvel Team-Up e una graziosissima parodia di Spidey di poche pagine, tratta da Spider-Man & Power Pack, che impreziosisce l'albo.
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