Recensione: Dampyr 122

Un Cajelli un po' sotto tono
di Alessandro Neri

DAMPYR 122
Autori: Diego Cajelli (testi), Giuliano Piccininno (disegni), Enea Riboldi (copertina)
Formato: 98 pagine, b/n, brossurato, 21x16, 2,70 €
Editore: Sergio Bonelli Editore

Il nuovo direttore del penitenziario di Rose Hill, sentendo la presenza del male nella sua prigione, fa appello ai servizi del sensitivo Dellroy Washington, vecchia conoscenza di Harlan (e quindi anche nostra). E sarà proprio il dampyr ad accompare il cieco Dellroy, facendosi passare per il suo assistente.

Se la storia ci fa sprofondare in ambienti molto simili a quelli della serie televisiva Prison Break e a film come Sorvegliato Speciale e Le Ali della Libertà, c’è da dire che sembra un po’ tirata per i capelli. E questo fin dal pretesto iniziale che vede Washington chiamato nella prigione, sia in quello che vede il nostro mezzosangue Harlan Draka accompagnare l’anziano sensitivo. Malgrado le tavole molto dettagliate di Piccininno, questa è forse una delle avventure scritte da Cajelli meno riuscite e la serie di Boselli ci ha certamente abituato a ben altre storie. Come fa notare lo stesso co-creatore del fumetto nei suoi editoriali, non esistono storie "di riempimento" in Dampyr, tutto ha un suo perché e le sue conseguenze. Ed è proprio vero, il bello di questa serie è proprio quello di seguire un filo molto logico in cui tutto torna, magari anche 70-80 albi più tardi. E pure una storia non proprio bella come "Il Penitenziario" potrebbe avere degli effetti importanti nel futuro del Dampyr.
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