Recensione: Morgan Lost 8

L'amore, la morte e Morgan
di Emanuele Amato

MORGAN LOST 8
Autori: Claudio Chiaverotti (testi), Ennio Bufi (disegni), Arancia Studio (colori), Fabrizio De Tommaso (copertina)
Formato: 98 pagine, colore, brossurato, 16x21, 3,50 €
Editore: Sergio Bonelli Editore

"Per morte e per amore". Questo albo è molto più che una storia sui serial killer e sull’amore ma tocca uno dei temi più delicati di sempre, la pena di morte, e lo fa con un tono diretto e senza mezzi termini. Già dalla splendida copertina di De Tommaso che, come al solito, sforna illustrazioni che da sole valgono il prezzo dell’albo, si comprende dove Chiaverotti voglia andare a parare. Una critica all’eticità della sedia elettrica o più in generale, come accennato poco sopra, la pena di morte. L’Old Sparky (nomignolo che indica la sedia elettrica, appunto), come i lettori del cacciatore di taglie ben sanno, è sempre citata in ogni albo uscito fin ora. 

Serial killer protagonista di questo albo è l’ammazzatore di famiglie, assassino che prende di mira la tipica famiglia americana e il suo ideale ritenendo che il nucleo familiare sia simbolo solo di una grande menzogna di cui lui si professa liberatore. Ovviamente il tatuato cacciatore di taglie si mette sulle sue tracce. 

Più degli altri volumi, questo in particolare tocca temi delicati che solitamente accendono dibattiti molto forti e contrapposti: violenza domestica e, come detto, pena di morte. Della prima non c’è una vera e propria sottolineatura o esplicitazione, mentre della seconda si sente la presa di posizione di Chiaverotti sul tema. La pena di morte è solo una barbara pratica alla quale gli sciacalli televisivi amano rendere omaggio, una festa dove si esalta l’orrore e lo si rende spettacolo. Mors tua vita mea. Ci eleviamo a giudici ed esecutori dalla dubbia moralità. Come però il titolo dice, l’altra faccia della medaglia è l’amore. Cosa si fa per amore? Che scelte, per quanto azzardate, folli e imprevedibili facciamo per il più alto sentimento umano? In questo caso viene espresso nitidamente e senza scendere in razionalismi che a volte e un po’ ovunque vengono ricercati. Il "papà" di Brendon rende semplice la spiegazione perché, per quanto complesso sia l’amore, il cuore ha ragioni che la ragione non comprende. Meglio non spiegare ciò che non possiamo dire a parole troppo razionali dopo 3000 anni di filosofia. 

Lo stile narrativo di Chiaverotti è sempre imprevedibile. Nel senso che è certamente riconoscibile, ma, come ben sappiamo. ama giocare con le linee temporali narrative. Battute incisive e humor sempre presente come tra Morgan ed Inge. Ovviamente la caratterizzazione della ormai superstar del profiling Pandora è sempre molto accurata. Unica pecca: la compagna di letto di Lost che cambia in ogni albo (nello stile di Dylan Dog) ci sembra una forzatura.

Ennio Bufi crea il mondo immaginato da Chiaverotti in maniera egregia. Le scene action hanno tutta la dinamicità dovuta e pretesa, senza difetti o mancanze. Lavoro chiesto, lavoro fatto superbamente. I volti impauriti delle famiglie esprimono esattamente paura, rabbia e voglia di sopravvivere, lasciando un senso di angoscia e rabbia da impotenza per chi legge, essendo noi spettatori ormai di scene di morte. Lo Studio Arancia ormai ha la nostra stima che albo dopo albo conferma e aumenta le nostre opinioni più che positive. 

Non ci resta che aspettare il prossimo volume che dalla copertina dell'eccellente De Tommaso sappiamo essere ambientato nel Multiplex. Vedremo cosa succederà...
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