Recensione: Magico Vento 126

Magica Frontiera
di Biagio Andrea Barra

MAGICO VENTO 126
Autori: Gianfranco Manfredi (testi), Raffaele Della Monica (disegni), Corrado Mastantuono (copertina)
Formato: 132 pagine, b/n, brossurato, 21x16, 3,50 €
Editore: Sergio Bonelli Editore

Il 126° numero di Magico Vento, “Il covo di Victorio” si presenta da solo grazie alla (ormai consueta) splendida copertina di Mastantuono: un Ned Ellis al centro dell’inquadratura, circondato da tredici (sarà un caso?) soldati posizionati sulle rocce alle sue spalle.

La storia è scritta da Manfredi, che non perde un colpo nel coordinare magistralmente molti personaggi in un episodio che fa da introduzione alla conclusione della serie, prevista col n. 130. Come recita il titolo, l’argomento trainante è dato dall’introvabile Victorio, l’audacissimo capo Apache, che, ai confini tra Arizona e Texas diede filo da torcere al governo americano. Manfredi orchestra una storia in cui tutti hanno un loro preciso ruolo, dal generale Crook agli scout indiani dell’esercito, da Poe alle bande che vogliono aggregarsi a Victorio, da Ned - a tratti ieratico - all’orgoglio degli ufficiali dell’esercito americano. Ogni personaggio è ben definito e umanizzato, ognuno con i suoi difetti e i suoi pregi, e con i suoi ideali, giusti o sbagliati che siano. Sono due civiltà che si affrontano, agli antipodi per concezione culturale, sociale, per il senso di appartenenza alla propria gente: una, nobile e orgogliosa, in difesa dei propri diritti, l’altra in obbedienza a un Governo che rimangia la propria parola, il che per i nativi americani era una delle peggiori ignominie di cui ci si potesse macchiare.

Questo caleidoscopico affresco viene reso magistralmente da Raffaele Della Monica, uno dei “pilastri del West” della Bonelli, bravo com’è a rappresentare la Frontiera e tutto ciò che la caratterizza: il caldo, la polvere sollevata dai suoi cavalli nervosi e dinamici, il riverbero del sole, il sudore dei suoi protagonisti che si muovono nei paesaggi maestosi che Della Monica rende alla perfezione, facendo suo l’insegnamento del grande G. Ticci, riuscendo così a raffigurare porzioni intere dell’ Arizona in una semplice vignetta… E a proposito di vignette, essendo la storia poliedricamente composta da diversi scenari, la classica “gabbia” Bonelli viene spesso elusa, a favore di una composizione più elastica, certamente più consona al ritmo della storia e allo sviluppo delle varie trame. Insomma diciamo la verità: quando Magico Vento chiuderà i battenti, ne sentiremo, eccome, la mancanza!
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