Recensione: Silver Surfer - Requiem

Quando Silver Surfer morì
di Michele Miglionico

SILVER SURFER - REQUIEM
Autori: J. Michael Straczynksi (testi), Esad Ribic (disegni)
Forato: 112 pagine, colore, cartonato, 25,5x35,5, 22 €
Editore: Panini Comics

È l'ultima avventura di Silver Surfer. Qualcosa si è spezzato, per l'ex araldo di Galactus, ed è l'occasione per salutare la Terra e ritornare sul proprio pianeta.

La vicenda è scandita in quattro episodi che, come la miniserie complessiva, si fregiano di un titolo in latino, che in Occidente richiama il senso del sacro e, nella fattispecie, l'aura messianica-cristologica di cui già Stan Lee ricoprì la sua creazione. Nell'opera, infatti, non succede nulla di eclatante: predomina la riflessione. Ciò non vuol dire che si rischi la noia, anzi. Soprattutto nei primi due capitoli, la partecipazione dei Fantastici Quattro e dell'Uomo Ragno garantisce la giusta dose di humour. Non è un caso che lo scrittore abbia coinvolto nella storia i personaggi con cui si è meglio cimentato alla Marvel Comics: le loro caratterizzazioni sono da manuale. Straczynski non ha bisogno di accennare alla continuity per tratteggiare i personaggi come persone, con una loro storia. Il dramma del protagonista è vissuto dagli altri eroi come il dramma di un caro amico, e si avverte in pieno. La parte didascalica della saga riafferma anche le capacità dello sceneggiatore nella prosa. Lirica quanto basta.

Dal canto suo, Esad Ribic supera sé stesso nelle scene cosmiche. All'epoca poteva ancora migliorare nella rappresentazione degli esseri umani, a volte poco riconoscibili se non fosse per il contesto.

L'edizione lussuosa della Panini (all'interno della collana "Grandi Tesori Marvel") rende giustizia alle qualità dell'opera, ad un prezzo accettabile.

Bisogna sempre stare attenti nel gridare al capolavoro. Il tempo dovrebbe essere il miglior giudice per stabilire le qualità eterne di un'opera. E ormai è passato più di un decennio dalla prima pubblicazione di Requiem.
Se la sceneggiatura di Straczynski fosse stata tradotta in immagini da un mediocre disegnatore, la raffinatezza e la poesia della storia non ne sarebbero stati intaccati.
Allo stesso modo, l'arte pittorica di Esad Ribic risolleverebbe dalle sue sorti la più patetica delle storie.
La sinergia tra due artisti di tale stoffa produce un'opera meritevole che resiste allo scorrere del tempo.
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