Recensione: Ultimate Spider-Man 71

Nel fango
di Davide Paolino

ULTIMATE SPIDER-MAN 71
Autori: Brian Michael Bendis e Joe Pokaski (testi), Stuart Immonen, Mark Bagley, Robert Atkins e Ben Oliver (disegni)
Formato: 128 pagine, colore, spillato, formato 17x26, 5,30 e
Editore: Panini Comics

La storia inizia da dove l’avevamo lasciata: nelle macerie, nel fango, nell’acqua. Magneto ha colpito New York con un’ondata gigantesca che ha portato morte e distruzione. E che ha eliminato, purtroppo, decine di supereroi: l’epilogo della fine e della rinascita dell’Universo Ultimate è raccontato in queste tre storie, raccolte in un unico volume. Tre diverse avventure viste dagli occhi di alcuni, inaspettati, protagonisti.

La prima è raccontata da J. Jonah Jameson: il direttore del Daily Bugle finalmente ha capito la vera natura di Spider-Man, finalmente ha scoperto che non era la minaccia che lui pensava ma era un autentico eroe. “Era” perché Peter Parker è dato per disperso e creduto morto. Jameson ne approfitta per raccontare due avventure del Ragno pre-alluvione, belle sicuramente ma, forse, non adatte al momento drammatico in cui vengono raccontate. Il lettore ha voglia di sapere cosa succederà, non vuole soffermarsi troppo sul passato. Per fortuna i disegni del redivivo Bagley fanno sempre un gran piacere agli occhi e all’umore.

L’avventura dei Fantastici Quattro è ambientata durante la tremenda alluvione. La loro sfida contro il demone Dormammu è avvincente e l’epilogo è, decisamente, inaspettato. Anche se era nell'aria dopo la fine della testata a loro dedicata. Pokaski (ai testi) e Atkins (ai disegni) creano un finale forse perfetto, con molte porte aperte per il futuro.

Conclude l’albo l’avventura dedicata agli X-Men dove Jean Grey è intenta a seppellire tutti i compagni deceduti nella tragica inondazione. Un’avventura scialba che serve solo a far capire, purtroppo, che non c’è più niente da fare e che chi è andato non ritornerà mai più. Ma nell’Universo Marvel, così come in quello Ultimate, “mai più” è un concetto difficile da realizzare. Non eccezionali le tavole di Oliver che tendono al grigio, forse per donare alla storia quella tristezza che avvolge tutto l’albo.
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