Recensione: Orfani 7

Tempo di bilanci
di Emiliano Berdini

ORFANI 7
Autori: Roberto Recchioni (testi), Giorgio Santucci e Alessandro Bignamini (disegni), Luca Bertelé, Giovanna Niro e Arianna Florean (colori), Massimo Carnevale (copertina)
Formato: 98 pagine, b/n, brossurato, 16x21, 4,50 €
Editore: Sergio Bonelli Editore

Ed eccoci giunti al punto di svolta: il settimo albo, oltre la metà della prima stagione.

Scoperti gli altarini, le nebbie si diradano. La grande verità sale finalmente a galla: sono (siamo) stati presi tutti in giro.

C'era questo pianeta lontano popolato da cattivi... Beh, era lontano e basta: non c'erano cattivi. Anzi, non c'era proprio nessuno. E l'esplosione che ha distrutto la Terra? C'è stata, c'è stata. Non era un sogno (un incubo), ma un errore, solo un dannato errore da coprire con una machiavellica e ardita messa in scena su scala mondiale.

E chi poteva essere a scoprire la recita segreta ordita dalla cara dolce Doc Juric? La focosa Juno? L'integerrimo Jonas? L'ombroso Raul? Sbagliato. E' stato il più fico di tutti, il personaggio più riuscito della saga. L'impavido, istintivo, sbruffone Ringo. Quello che tutti vorremmo essere, quello che sceglieremmo sempre come personaggio di un videogioco. E per riuscire a restare vivo dovrà imitare Beatrix Kiddo contro i 99... Solo, con le pistole al posto della katana.

Per carità, il colpo di scena non è una novità assoluta (il "metodo" Painted Sky è stato utilizzato anche da Medda in Caravan) e strizza l'occhio a possibili parallelismi con gli intrighi politico/militari del mondo reale. Ma la storia funziona. Ti prende. Fa sudar le mani.

Tutto ciò accade nella linea temporale presente, dove ai disegni troviamo un pulito e precisissimo Bignamini, impegnato da Recchioni a disegnare botte da orbi uno contro cento. Nel passato assistiamo invece alla prima prova sul campo del gruppo. Con Ringo ugualmente sugli scudi (stavolta in negativo). E con le matite molto più cupe di Santucci, idonee a descrivere l'aria pesante e tesa che si respira in tutta questa parte di albo.

Presente e passato si stanno pian piano scambiando i gradi di "emozionalità": nei primi albi il passato incuriosiva e si aveva voglia non finisse mai, mentre il presente era più sospeso. Ora è l'inverso. E la sceneggiatura per ora fila liscia come l'olio.

Ne abbiamo sentite parecchie su Orfani. Molte, prima ancora che il primo albo venisse pubblicato. Molte ancora giudicando solo le cifre del venduto. Noi troviamo la serie di Recchioni e Mammucari coraggiosa. Fin dalla scelta dal nome della testata: una parola brutta, che fa un po' paura, decisamente poco bonelliana. Per proseguire con il colore, con la doppia linea temporale e con le raccolte in volumi.

Aspettiamo il finale di stagione per dare un giudizio definitivo, ma quello provvisorio non può essere che positivo.
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