Recensione: Nathan Never 200

Il traguardo dei 200 con Vigna
di Michele Miglionico

NATHAN NEVER 200
Autori: Bepi Vigna (testi), Germano Bonazzi (disegni), Germano Bonazzi e Fabio D'Auria (colori)
Formato: 98 pagine, colore, brossurato, 21x16, 2,70 €
Editore: Sergio Bonelli Editore

Uno dei punti di forza di Nathan Never è la forte presenza di una continuity, che prelude a numerosi cambiamenti di status quo. Lungi dal voler smentire questa affermazione, confessiamo di esserci allontanati tempo fa dalla testata per la difficoltà nel seguire le vicissitudini del mondo camaleontico dell'Agenzia Alfa. 
Un episodio di anniversario dovrebbe sempre rappresentare un'occasione per ghermire, tra i lettori, nuove prede o cacciagione persa per strada. Anche stavolta, però, come in occasione del numero 100, Bepi Vigna, decide di non farsi vincolare da questo e confeziona una storia sui generis.

"L'ultimo anello" chiude vecchie trame che il fruitore occasionale non ricorda o non conosce - e questo è un male. Però uno dei creatori del personaggio punta su altro per celebrare la ricorrenza.
La vicenda si dipana da un passato remoto del nostro pianeta ad un futuro lontanissimo, passando ovviamente per l'epoca standard in cui è ambientata la serie. Il montaggio spiazza, perché i passaggi temporali non hanno soluzione di continuità, non sono scanditi dal cambio di tavola; una scelta azzeccata, perché ben evoca l'atmosfera della continuità e della circolarità del tempo che è al centro della trama. In questo volo pindarico, non mancano anche squarci nella giovinezza di Nathan Never, che però non rappresentano una novità, non quanto potrebbero esserlo per Dylan Dog o Martin Mystère.

Il retrogusto soprannaturale della vicenda rispecchia la commistione dei generi tipica della serie, mentre le finestre sul succitato avvenire soddisfano la sete di pura fantascienza che deve prevedibilmente avere chiunque vi si accosti.

E non per essere cinici, ma la morale secondo cui l'amore è il motore dell'universo ha un che di stucchevole. Per quanto Germano Bonazzi faccia un ottimo lavoro, non siamo sicuri che il suo tratto sporco sia molto adatto al colore.
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